
Davide Piampiano
Assisi, 3 luglio 2025 – “Esiste un padre che dopo aver colpito a morte un figlio non chiama immediatamente i soccorsi, si preoccupa di depistare le indagini e, agonizzante, lo lascia morire dicendo che si è sparato da solo?”. Catia Roscini, madre di Davide Piampiano, ucciso in un incidente di caccia da un colpo di fucile esploso da Piero Fabbri, l’11 gennaio 2023, esprime così sconcerto e rabbia per le dichiarazioni dell’avvocato Luca Maori che difende Fabbri, a margine dell’udienza di martedì a Firenze. Il legale ha ribadito che Davide era, per lo sparatore, come un figlio.
Da qui la reazione della famiglia e della madre del 24enne colpito a morte nella zona del fosso delle Carceri, area boschiva del monte Subasio, in un incidente di caccia al cinghiale. “Sono parole senza senso, alla luce di quanto fatto da Fabbri nell’immediatezza del fatto quando, parlando con un amico, ha sostenuto che Davide si era sparato da solo, senza neanche preoccuparsi di chiamare i soccorsi – aggiunge Catia Roscini -. L’unica preoccupazione che ha avuto è stata quella di depistare”.
Fabbri era stato inchiodato solo dalle immagini della telecamera che Davide portava e che ne aveva determinato l’arresto. “Già in passato - conclude la mamma di Davide – avevo chiesto di non dire che Fabbri considerava Davide come un figlio, un’espressione del tutto fuori luogo. Aver sentito le stesse parole dopo l’udienza di martedì, che ha portato al rinvio a giudizio di Fabbri per omicidio colposo aggravato, è stato un duro colpo”. Il gup Anna Donatella Liguori ha mandato a processo Fabbri per omicidio colposo, nella forma aggravata della colpa cosciente. Fabbri si è visto respingere la richiesta di patteggiamento a tre anni da scontare con lavori di pubblica utilità.
Maurizio Baglioni