
L’azienda è il primo produttore in Italia di vegetali freschi surgelati con 150mila tonnellate di prodotto ritirato e commercializzato e oltre 10mila ettari di terreno coltivato tra fresco e surgelato.
Irrigazione puntuale e a goccia, monitoraggio satellitare e riciclo delle acque utilizzate per il lavaggio delle verdure. Sono alcune dei punti cardine dell’impegno di Orogel per un’agricoltura di qualità e attenta all’ambiente. A spiegare le strategie e le scelte del gruppo cooperativo italiano leader nella produzione di verdure surgelate è l’agronomo Riccardo Gentilini, tecnico dell’area approvvigionamento fresco di Orogel.
Qual è il vostro raggio di azione?
"Siamo il primo produttore di vegetali freschi surgelati in Italia, con 150mila tonnellate di prodotto ritirato e commercializzato all’anno, 1.500 aziende associate e oltre 10mila ettari di terreno coltivato fra fresco e surgelato. Abbiamo più di 2mila dipendenti in tutta Italia e 3 stabilimenti produttivi, a Cesena, Ficarolo e Policoro".
Qual è il cuore della vostra produzione?
"La verdura regina della nostra produzione è sicuramente lo spinacio, con 20mila tonnellate di prodotto consegnato e ritirato ogni anno. Ma in totale possiamo contare su più di 70 referenze di prodotto fresco, dalle carote ai carciofi, dai fagiolini ai broccoli, a moltissimo altro. La peculiarità principale e il nostro punto di forza è l’italianità. Orogel ha scelto di produrre nel nostro Paese, valorizzando le eccellenze tipiche della penisola e individuando le zone utilizzate per le coltivazioni anche in base alle loro peculiarità storiche. Siamo il primo produttore italiano sia a livello retail, sia nel settore food service, ovvero nella ristorazione".
Qual è il rapporto con le aziende associate alla cooperativa?
"I nostri tecnici forniscono assistenza costante alle aziende associate, dalla fornitura del seme alla raccolta finale. Abbiamo anche un parco macchine e operai specializzati soprattutto per la raccolta delle verdure a foglia e dei fagiolini".
La sfida degli ultimi anni è quella del cambiamento climatico. Come la state affrontando?
"Le nostre coltivazioni orticole avvengono in pieno campo e siamo quindi molto esposti agli eventi atmosferici. Negli ultimi anni abbiamo assistito a manifestazioni sempre più estreme e ci siamo organizzati per ottimizzare le coltivazioni, soprattutto relativamente all’irrigazione. Nelle specie a raccolta manuale abbiamo attivato in diversi casi l’irrigazione a goccia di tipo puntuale. Per le specie a raccolta meccanica invece usiamo l’aspersione, ma cerchiamo comunque di ottimizzare le tempistiche e di limitare gli sprechi, studiando il clima , la varie fasce orarie, il vento. Grande attenzione viene dedicata anche agli altri usi di acqua all’interno dell’azienda".
Quali sono?
"Abbiamo bisogno di molta acqua per lavare le verdure prima di surgelarle e il 30% di quanto viene utilizzato viene riciclato e sfruttato per pulire le aree di lavoro o per raffreddare le torri di condensazione degli impianti refrigeranti. L’obiettivo, per il futuro, è depurare e trattare le acque in modo da poterle rendere nuovamente di ottima qualità per riutilizzarle nell’irrigazione. Già adesso comunque, se consideriamo il bilancio idrico, nel lavaggio delle verdure consumiamo 30 % meno acqua di quella che ne userebbero i consumatori a casa per un analogo lavaggio".
L’attuale situazione climatica ha portato anche ad altre scelte?
"È un fenomeno che impatta molto, su tanti aspetti. Per esempio nel Sud Italia la siccità, quest’anno, ha ostacolato i trapianti di carciofi e altri ortaggi. Ma abbiamo avuto anche problemi legati alle piogge eccessive e alle alluvioni. In generale, le modifiche del clima incidono sui calendari colturali e sulle nostre esigenze di programmazione per la lavorazione in fabbrica, rischiando di creare discontinuità. Per affrontare queste sfide, abbiamo introdotto dal 2024 un sistema di monitoraggio satellitare per temperatura e precipitazioni, in grado di controllare anche gli indici di vegetazione. Abbiamo poi alcune sonde per monitorare ogni singolo parametro, dall’umidità alla bagnatura, fino a strumenti digitali che ci indicano il momento migliore per irrigare e i volumi d’acqua più adatti. Infine stiamo lavorando sul microbioma, cercando di usare un pool di micro-organismi benefici per rigenerare la fertilità del terreno".
Lisa Ciardi