
Il direttore di Ente Terre Regionali fa il punto sul lavoro di Tenute e aziende della Regione Toscana "Ricerca e sperimentazione, ma anche promozione della legalità e strategie per un’economia verde" .
FIRENZE
E’ il fulcro delle attività più innovative che la Toscana mette in campo in ambito agricolo. L’Ente Terre Regionali, nato nel 2012 dalla trasformazione dell’Azienda regionale agricola di Alberese, ha sede legale a Novoli, Firenze, oltre a vari poli operativi distribuiti nelle tenute di Alberese (Gr), Cesa (Ar), Parco stalloni di San Rossore (Pi) e Suvignano. Ne parliamo con Giovanni Sordi, che ne è il direttore.
Perché è nato l’Ente Terre?
"La trasformazione dell’azienda agricola in Ente ha permesso di affidare a un unico soggetto il compito di realizzare piani e progetti unitari di valorizzazione agro-forestale su tutto il territorio regionale, di approvare gli indirizzi operativi per la gestione ottimale dei beni del Patrimonio agricolo forestale regionale (Pafr), gestire le aziende agricole e altre superfici agricole e forestali della Regione in cui svolge anche attività di ricerca applicata, sperimentazione e dimostrazione in campo agricolo e forestale; tutelare e valorizzare le produzioni e le risorse genetiche autoctone toscane; gestire il parco stalloni regionale".
Quali sono le altre funzioni svolte da Ente Terre?
"Alle vecchie funzioni dell’Azienda agricola di Alberese, ne abbiamo aggiunte altre, come la difesa della biodiversità, la Banca del germoplasma, l’innovazione agricola, la Banca della terra per selezionare terreni pubblici e privati da dare ai giovani, il progetto degli agricoltori custodi, il coordinamento della comunità del cibo e dei prodotti agroalimentari tradizionali, la promozione della legalità".
Quali sono le differenze fra le varie aziende?
"La Tenuta di Alberese è a completa conduzione biologica, mentre quella di Cesa è un’azienda agricola sperimentale della Regione, principale centro di collaudo, sperimentazione e trasferimento dell’innovazione. La Tenuta di Suvignano è un bene confiscato alla criminalità organizzata e passato alla Regione nel 2018 dopo un lunghissimo iter. Conta ben 638 ettari gestiti attraverso una Srl, dove si svolgono le attività di promozione della legalità. Infine il Parco Stalloni, nel Parco di San Rossore (Pi) permette di conservare e mantenere le razze autoctone di cavalli. La banca del germoplasma vegetale, nata a garanzia della biodiversità, viene svolta principalmente nelle Tenute di Alberese e di Cesa, ma opera anche tramite un sistema di incentivi dedicati ai coltivatori custodi".
Quali sono i vostri progetti più innovativi?
"Quelli per affrontare il cambiamento climatico con l’agricoltura di precisione. Su Cesa stiamo inoltre attivando un progetto sulla sicurezza in agricoltura, un unicum a livello nazionale e probabilmente europeo. La nostra idea è collegarlo alla foresta modello di Rincine (Londa) dove facciamo corsi per l’uso in sicurezza delle attrezzature forestali. Altrettanto importanti i progetti per l’Aridocoltura, che punta a individuare meccanismi di risparmio dell’acqua che ne riduca l’uso fino al 50%. Lavoriamo sul cuneo salino, sull’uso di attrezzature innovative e satelliti per ottimizzare la rotazione delle culture, sull’agricoltura rigenerativa che integri coltivazioni e allevamento di vacca maremmana. Penso anche al Vigneto 4.0 di Cesa o all’uso della robotica".
Quanto conta invece la tradizione?
"La nostra sfida è proprio quella di coniugare tradizione e innovazione: questo rappresenta il fulcro del nostro lavoro. Per “tradizione” intendiamo la tutela del territorio e, soprattutto, della sua biodiversità, includendo varietà e razze autoctone che, integrate con le nuove tecnologie, consentono di ottenere risultati impensabili fino a pochi anni fa. Operiamo in questa direzione attraverso progetti come quello per il mantenimento della vacca maremmana, gestita da butteri esperti, ma anche grazie ai già citati interventi legati alla banca del germoplasma e alle nostre prove sperimentali volte a contrastare il cambiamento climatico".
Lisa Ciardi