Firenze, 12 giugno 2025 – “Andare via per studiare o lavorare, significa fare esperienza. Sarebbe bello tornare e riportare questa esperienza”. La ricchezza restituita da Stefano Caccavari, 37 anni calabrese, si chiama ’Mulinum’. Una startup, oggi azienda agricola, che da San Floro, paesino in provincia di Catanzaro, è stato replicato a Buonconvento (Siena). Il modello imprenditoriale è stato tra i protagonisti della seconda giornata di Agrofutura.

Come nasce Mulinum?
“La scintilla è nata dalla domanda di un amico. Mi chiese: cosa fai per difendere il territorio? Mi sono guardato intorno, ho lasciato la passione per l’informatica e mi sono dedicato all’agricoltura”.
Il primo mulino, quello di San Floro, è stato tirato su grazie a una mobilitazione popolare…
“Non mi bastavano i soldi per comprare gli strumenti, ma con una raccolta fondi lanciata sui social in tre mesi ho raccolto mezzo milione di euro e cento persone pronte a finanziare”.
Poi la Toscana l’ha chiamata..
“Un imprenditore locale è venuto a sapere del mio progetto e ha voluto crederci. Così è nato Mulinum Buonconvento nel 2022. Oggi siamo una grande comunità di consumatori online. Distribuiamo il pane in altre parti della Toscana, fatto con i grani antichi, e siamo anche una pizzeria agricola: 400 ettari di seminativo dove il grano diventa farina e la farina diventa prodotto da forno”.
Altre sedi in progetto?
“La prossima sarà la Puglia. Il mio sogno sarebbe quello di creare un Mulinum in ogni provincia”.
Sogna in grande…
“Oggi 7 forni su 10 sono gestiti da over 60, questo significa che fra 15 anni o nasceranno nuovi fornai oppure mangeremo pane surgelato fatto chissà dove”.
È un mestiere in via di estinzione?
“Ho tre posizioni aperte, ma nessuno si candida. E sono anche un forno alternativo, perché da me il pane non si fa di notte, ma di giorno, quindi il mio collaboratore ha una vita normale”.
Manca la voglia di ’sporcarsi le mani?’
“Oggi l’idea è che il tempo libero conti di più del posto fisso. Ai colloqui non mi chiedono quanto è lo stipendio, ma quanti giorni liberi ci sono. O diamo di nuovo dignità economica e sociale al lavoro dell’agricoltura o poche persone continueranno a coltivare campi. Oggi produrre cibo non è qualificante ed è un peccato perché questo significa che lasceremo il settore alle grandi industrie”.
Come immagina l’agricoltura del futuro?
“Io l’ho vista, ho avuto una visione tempo fa”.
La vuole condividere?
“L’azienda agricola dovrà produrre anche energia elettrica, per essere sostenibili e indipendenti. Noi agricoltori abbiamo lo spazio, abbiamo i terreni che non ci servono perché producono male, dove produrre energia e soddisfare i grandi consumatori, ovvero l’IA, e quindi avere reddito. Se togli i contributi della Comunità Europea, nessuna azienda agricola in Italia e in Europa resta in piedi”.