Firenze, 11 giugno 2025 – La Toscana è la seconda regione d’Italia a rischio dazi per l’export agroalimentare dopo la Sardegna. Un’esposizione che complessivamente vale il 28%, con picchi del 42% per l’olio e del 33% per il vino. Un indotto che pesa un miliardo. È questa la spada di Damocle che pende sulle teste dei produttori, agricoltori e piccole medie imprese man mano che ci avviciniamo – salvo imprevisti e imprevedibili dietrofront da Washington – alla data del 7 luglio. Quella con cui l’amministrazione Trump darà il via al regime di tassazione su prodotti europei, italiani e toscani.
Proprio l’asse Italia-Europa e il «ruolo del Paese nelle politiche agricole» è stato il primo panel succulento di AgroFutura, il festival curato da QN, La Nazione, il Resto del Carlino. Ospiti della tavola rotonda Dario Nardella, europarlamentare, membro in quota S&D della Commissione per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale, il senatore e sottosegretario del ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle foreste, Patrizio La Pietra, e il deputato, vice capogruppo vicario e portavoce nazionale di Forza Italia, Raffaele Nevi, moderati dalla vicedirettrice de La Nazione Cristina Privitera.
«Guai a sottovalutare l’offensiva commerciale dell’amministrazione Trump – ha avvisato Nardella –. Come Unione, rimanere fermi e aspettare che passi la nottata sarebbe un errore clamoroso che non ci possiamo permettere». Per questo l’eurodeputato ha rilanciato, fronte competitività delle imprese, l’urgenza della messa a terra del Rapporto Draghi con gli eurobond come pilastri per investimenti miliardari e il rapporto Letta teso a un mercato comune dei capitali. Quanto alle nuove politiche agricole, Nardella ha ribadito che la nuova programmazione settennale europea dovrà tener conto, «con pragmatismo, senza ideologie», della necessità di «triplicare» le risorse stanziate per il bio.
Senza scomporsi e con più ottimismo il sottosegretario La Pietra ha ricordato il bilaterale al Masaf del 2 giugno scorso tra il ministro Lollobrigida e il segretario all’Agricoltura Usa Brooke Rollins. Un confronto che sembra andare proprio lungo la via tracciata da Palazzo Chigi: quella di mantenere aperto il dialogo e battere il canale preferenziale tra Italia e Stati Uniti. Perché «il governo non sta attendendo niente, ma sta svolgendo il lavoro che ogni giorno è chiamato a fare». E con gli Usa, sostiene il sottosegretario, «le nostre eccellenze, che nell’agroalimentare pesano per 8 miliardi, non vanno in concorrenza coi prodotti americani». L’auspicio di La Pietra è che l’Ue faccia il suo «dovere», e cioè sdoppiare i fondi da cui attingere: sia dai Pac che da quelli complementari.
Quanto al forzista Nevi, il suo intervento ha toccato il tasto dolente del ricambio generazionale: «Per attrarre i giovani nell’agroalimentare occorre garantire loro un reddito, possiamo inventarci ogni forma di sussidio, ma senza un reddito adeguato non potranno che scappare tutti».