PAOLA TOMASSONI
Cronaca

"Un’operazione di marketing territoriale invece di ridurre prezzi"

La lettura del professore di Economia politica

I vini senesi sono prodotti di ottima qualità venduti in tutto il mondo anche se gli Stati Uniti sono i principali destinatari

I vini senesi sono prodotti di ottima qualità venduti in tutto il mondo anche se gli Stati Uniti sono i principali destinatari

Nella giostra mondiale delle tariffe, fatta girare da Trump ormai ogni giorno, sono scattati ieri i dazi al 15% per i vini europei importati negli Usa. Con il Brunello di Montalcino, il Chianti e gli altri rossi a denominazione d’origine, la Toscana è fra le regioni esportatrici – insieme a Veneto e Piemonte – da sempre fortemente Usa-oriented, con una share statunitense rispetto all’export complessivo che arriva al 32%. "Le aziende non hanno alcun margine di trattativa in una contrattazione che è a livello europeo in questa situazione", dice il professor Ugo Pagano, docente di Politica economica dell’Università di Siena.

Professore, nella nostra realtà il nodo è prima di tutto per i vini."L’unica possibilità è l’accordo di libero scambio per gli alcolici, che interessa noi per i vini e gli Usa soprattutto per i whisky. Ma tale accordo dovrebbe passare per il Congresso americano e non può essere deciso da un semplice ordine esecutivo del Presidente. Si tratta di un’operazione complessa che dovrebbe farsi fra Stati Uniti e Ue, che è fra l’altro oggi in posizione di debolezza".

Perché?"Trump conosce bene i punti di debolezza dell’Europa. Ad esempio l’Europa ha un deficit per quanto riguarda il saldo di bilancia dei servizi. Sarebbe opportuno applicare una tassazione giustificata anche dalla posizione di monopolio di alcune aziende americane. Pensiamo ad Amazon che, a differenza dei nostri negozi, paga poche tasse. Ma Trump sa bene che in Europa abbiamo paradisi fiscali come Irlanda e Lussemburgo dove le aziende possono collocare la sede fiscale e dichiarare i profitti. Poi c’è la dipendenza militare dagli Usa. Infine in Europa non siamo in grado di generare domanda interna. Nemmeno per gli armamenti siamo arrivati a un debito comune. Sono tre debolezze dell’Ue che rendono forte Trump. Cina e nemmeno India e Brasile hanno simili punti deboli".

Dunque cosa possiamo fare?"Provare a risolvere le nostre debolezze. E lasciar perdere Trump, che continuerà ad imperversare coi dazi, avendo bisogno degli introiti di queste tariffe per far fronte all’enorme debito federale. Deve per forza mettere dazi alle importazioni, fermo restando che non arriverà a tariffe troppo alte, con il rischio di far scendere talmente le importazioni da mettere a rischio l’incasso. Insomma l’Europa deve fare i compiti a casa. Deve inoltre creare alleanze per la difesa del multilateralismo e far valere la regola della ’Nazione più favorita’, regola fondamentale del WTO per cui non si può discriminare contro le Nazioni che hanno meno possibilità di reagire".

Tornando ai vini, per frenare l’impatto del 15% dei dazi sul costo del compratore americano, si va verso il calo dei prezzi?"Con un pizzico di ottimismo, per i vini senesi, che sono prodotto di qualità, non credo che la domanda possa scendere più di tanto se aumenta il prezzo. Certo, non siamo di fronte ad un bene di lusso e nemmeno un bene molto noto alla maggioranza degli americani, come può essere lo champagne. Ma su questo si potrebbe agire subito in modo efficace. A fronte del costo maggiore per l’acquirente americano, proverei ad investire sul prodotto, il vino toscano e senese. Con una sorta di operazione prevalentemente d’immagine, visto che la qualità è già elevata. I vari Consorzi potrebbero lanciare una campagna pubblicitaria collettiva negli States che portasse ancora di più a considerare i loro vini dei beni di alta qualità. E’ noto che per i beni di lusso il mercato può rispondere all’aumento di prezzo persino con l’aumento della domanda. Un’operazione di marketing territoriale finanziata da un investimento collettivo potrebbe rivelarsi una contromisura più efficace del taglio lineare dei prezzi".

Paola Tomassoni