
La professoressa dell’Università degli studi Cinzia Buccianti analizza mezzo secolo di dati. Secondo le previsizioni Istat, la tendenza nazionale proseguirà anche nei prossimi anni.
Situazione della natalità in Italia
Con crescente chiarezza si registra in Italia un calo delle nascite e un progressivo invecchiamento della popolazione. La bassa natalità, dovuta a fattori economici, sociali e culturali, rappresenta oramai una criticità strutturale per il sistema paese. Il punto cruciale è stato il 2014, quando si registrarono poco più di 500mila nascite. Dieci anni dopo, nel 2024 le nascite si sono ridotte a 370mila unità: nuovo minimo storico! La riduzione è dovuta anche a fattori strutturali. I potenziali genitori sono pochi e ovviamente pochi genitori metteranno al mondo pochi figli.
Questi genitori sono frutto del calo della fecondità iniziato già nel XX secolo (allora si parlava di malessere demografico, oggi di inverno demografico). Pur registrando nei primi anni 2000 una moderata ripresa, soprattutto grazie alle migrazioni e ai ricongiungimenti familiari, il trend di fondo rimase negativo.
Andamento popolazione italiana e popolazione senese
Una delle principali curve demografiche è quella inerente l’andamento della popolazione totale: dal 2014 al 2019 l’Italia ha perso 705mila abitanti. Nel 2020, anche a causa del Covid, l’Italia perse 405mila unità, come se fosse cioè sparita una città più grande di Bologna. Valore, questo, determinato dal basso numero di nati (404mila) e dall’alto numero di decessi (740mila).
Dal 2021 al 2024 si ebbe un’ulteriore diminuzione dei residenti e delle nascite con un tasso di fecondità di poco superiore a un figlio per donna. Questo tasso deve essere pari a due affinché ogni donna garantisca la sostituzione di sé stessa e del suo partner.
La popolazione di Siena (come è stato possibile ricostruire grazie ai dati anagrafici gentilmente forniti dall’ufficio statistica del Comune, che ringrazio) mostra un calo a picco nel 2022 e una risalita dopo il 2024 in sintonia con l’andamento del saldo naturale e del saldo migratorio. Relativamente a quest’ultimo, si evidenziano da relativo grafico due periodi di oscillazione, legati il primo alla crisi economica del principale istituto di credito presente sul territorio (primi anni del terzo millennio) nonché ai “fine tuning” legati al censimento del 2011, mentre il secondo è dovuto all’effetto Covid. Per quanto attiene al saldo naturale, l’andamento rimane stabilmente negativo, senza alcun miglioramento nemmeno per lo sperato “Covid Baby Boom”.
In sintesi, nel tempo, la popolazione totale a Siena è scesa al di sotto dei livelli degli anni Settanta dello scorso secolo, stabilizzandosi intorno ai 53mila abitanti.
“Poste” biologiche sociali della popolazione a Siena
A Siena l’andamento del numero dei nati è calante, tanto che essi passano da 358 unità del 2015 a 311 unità del 2024 con un ipotizzabile tasso di fecondità totale in linea con quello nazionale e pari a circa un figlio per donna.
L’andamento del saldo naturale (differenza fra nati e morti) e del saldo migratorio (differenza fra immigrati ed emigrati) mostra quanto l’immigrazione sia fondamentale non solo in termini di apporto di manodopera, ma perché mitiga anche a Siena, così come in Italia, il saldo naturale negativo, sostenendo la crescita della popolazione, rappresentando l’unico motore della crescita demografica e contribuendo al Pil attraverso il lavoro. Questo emerge anche dalla figura relativa al trend immigrati ed emigrati.
Invecchiamento in Italia
L’Italia è un paese di vecchi e non per giovani: quasi un quarto della popolazione italiana ha 65 e più anni. L’indice d’invecchiamento, ovvero la percentuale di ultra-65enni ogni 100 bambini fra 0 e 14 anni è nel nostro paese pari quasi al 200 per cento. La speranza di vita alla nascita aumenta, attestandosi su valori superiori agli 80 anni, tanto per gli uomini quanto per le donne, con queste ultime che vivono più a lungo anche se il gap fra i due sessi tende a ridursi per i progressivi cambiamenti stile di vita. L’età media in Italia è superiore a 48 anni circa, contro i circa 44 anni dell’Unione Europea.
Le persone con una età di almeno 90 anni sono passate in Italia da circa 200mila degli anni ‘90 dello scorso millennio a circa 800mila di oggi e tra poco meno di 10 anni supereranno il milione.
L’invecchiamento comporta un aumento della spesa sanitaria e farmaceutica, nonché uno sviluppo delle strutture sanitarie affinché esse possano garantire una sopravvivenza dignitosa a un numero crescente di anziani.
Invecchiamento a Siena
La distribuzione per sesso e per singola età della popolazione rappresentata tramite le piramidi della popolazione mostra i mutamenti verificatisi dal 1971 a oggi. La piramide, che già nel 1971 aveva perso la sua tradizionale forma triangolare, nel 2025 appare simile ad un cono rovesciato. Ciò significa che la forma piramidale cambia progressivamente tra il 1971 e il 2025 con la base che si restringe (nuovi nati e giovanissimi calano a vantaggio degli anziani) . La componente femminile prevale nelle età avanzate per la maggiore mortalità maschile pur con un gap tra i due sessi, che tende a diminuire negli anni al crescere dell’età.
A conferma dell’elevato invecchiamento della nostra città, la tabella mostra dati esemplificativi.
L’indice di vecchiaia (rapporto percentuale 65+/0-14) cresce costantemente fra il 1971 e il 2025, quando si attesta intorno al 270 per cento, segnalando una sempre maggiore prevalenza degli anziani sulla fascia giovanile. È ragionevole pensare che su questo valore pesi particolarmente la popolazione anziana residente nel centro storico della città, che già nel 2016 registrava un indice d’invecchiamento pari a circa il 280 per cento a fronte di un valore di 244 per cento per quanto riguarda i confini comunali. La Toscana, al 2024, registrava un indice di vecchiaia intorno al 190 per cento.
L’indice di dipendenza totale (rapporto percentuale giovani+anziani/popolazione attiva) a Siena risulta in aumento unitamente all’indice di dipendenza anziani, a fronte di un indice di dipendenza giovani in calo. Questo conferma un progressivo aumento del carico degli anziani sulla fascia lavorativa. Gli ultraottantenni sono più che raddoppiati in valore assoluto tra il 1971 e il 2025 e l’età media, pari a 50 anni nel 2025, risulta particolarmente elevata.
Quali previsioni?
Secondo le previsioni Istat, entro il 2031 la fascia di età over 64 crescerà di circa 2mila unità e quella under 19 diminuirà di almeno 600. Il ritratto sociale mostra così più anziani e meno giovani, con rilevanti impatti economico-sociali. L’invecchiamento prolungato implica un maggior carico sul welfare, minore forza lavoro e una domanda più debole di servizi con rischi di rallentamento socio-economico. Questo scenario a livello nazionale, ma anche locale, impone provvedimenti, politiche efficaci sulla natalità, a vantaggio delle famiglie, adeguati servizi socio-sanitari.
*Università di Siena - Dipartimento di Scienze politiche ed internazionali