
Si chiamava Maria Rita Morrone, ma per tutti, ad Acri, era semplicemente Mariella. Una donna con una casa bella e...
Si chiamava Maria Rita Morrone, ma per tutti, ad Acri, era semplicemente Mariella. Una donna con una casa bella e curata, un marito e una vita tranquilla. Poi, il crollo: la casa venduta, i soldi che non bastano più, la dignità che si sgretola con le certezze.
Da un’esistenza agiata a una quotidianità di rinunce, fino a dover chiedere aiuto ai familiari per mettere in tavola qualcosa. Infine il buio vero, quello di un contatore staccato.
È lì che Mariella prende una decisione: lascia la sua Acri e segue Mario, il marito, verso la Toscana, terra d’origine di lui. La nuova vita non porta sollievo, ma silenzio e fatica. Di lei, in Calabria, non si sa più nulla.
Fino a quando, pochi giorni fa, il suo nome torna sulle cronache. Non più come la donna sorridente che tanti ricordavano, ma come la sconosciuta trovata senza vita su una panchina, in piazza Motroni, al Campo d’Aviazione di Viareggio.
Un destino che sembra scritto da un regista spietato: la parabola di una vita normale precipitata in una spirale tragica. Cos’è accaduto davvero a Mariella e al suo Mario? Una domanda che resta sospesa. Gli inquirenti hanno aperto un fascicolo, come atto dovuto, e l’autopsia ha dato una prima risposta: Mariella è morta di cause naturali. Ma sarà il medico legale Luigi Papi, incaricato dalla Procura di Lucca, a mettere nero su bianco la relazione definitiva entro due mesi. Due medici della struttura sanitaria che l’aveva presa in cura, quando era arrivata in ambulanza con gravi piaghe alle gambe, sono stati iscritti nel registro, sempre come atto dovuto. Il compito del medico legale sarà quello di capire se quella morte poteva essere evitata.
Nel frattempo, restano le manifestazioni di solidarietà verso il personale del Versilia, ma soprattutto resta un senso di vuoto e smarrimento. La sua storia oggi è diventata un simbolo, un monito amaro: quanto fragile può essere la vita, quanto rapido il passaggio dalla sicurezza alla disperazione.
Maria Nudi