ANDREA CIAPPI
Cronaca

"Suvignano, tenuta aperta". La lotta alla criminalità parte negli anni Novanta

L’allarme "riciclaggio" lanciato al tempo dagli amministratori del Chianti

L’allarme "riciclaggio" lanciato al tempo dagli amministratori del Chianti

L’allarme "riciclaggio" lanciato al tempo dagli amministratori del Chianti

Si è svolta di recente la manifestazione "Suvignano, tenuta aperta". Nel nome della legalità. Allora, riassumiamo. Anni ’90, già nella prima parte del decennio: nella magia del ‘Chiantishire’, del Senese e della Valdelsa sotto i fari del turismo da jet-set internazionale si cela la piovra. Cominciarono a dirlo inchieste della magistratura. Cominciarono a dirlo, già allora, gli amministratori del Chianti. Parola chiave "riciclaggio", di soldi (tanti) di dubbia provenienza. A metà decennio i primi riscontri. Nel 1996 venne fuori la faccenda Suvignano, a Monteroni d’Arbia, sequestrata inizialmente nel remoto 1983 da Giovanni Falcone. Appunto però l’evidenza nel 1996 con il secondo sequestro e la conferma avutasi dal procuratore Giancarlo Caselli in un affollato convegno a Mercatale Valdipesa. Gli anticorpi sociali scattarono subito trent’anni fa: ad oggi, gli immobili (fra terreni e ville) confiscati al crimine organizzato nel territorio di Siena si contano sulle dita delle due mani. Ma se parliamo di ‘Chiantishire’ e dintorni la musica da orchestra diventa stonata e difatti in quell’epoca al caso si interessò anche la stampa inglese.

Ci sono un terreno agricolo e tre abitazioni a Chianciano Terme, un terreno agricolo a Radicofani, parte di una villa - il caso più recente, di 6 anni fa - in località Campomaggio in alta Pesa a Radda in Chianti. Altri immobili a Sambuca, sempre nel Chianti ma Fiorentino. Capitolo Suvignano: iter lunghissimo, conclusosi nel 2018 quando Matteo Salvini disse: "La lotta alla mafia sarà una priorità mia e del governo e mi piacerebbe essere ricordato come chi con altri ha combattuto il crimine organizzato". Lo dichiarò mentre - in qualità di ministro dell’Interno - era in visita a Monteroni d’Arbia nell’azienda agricola di Suvignano, confiscata definitivamente nel 2007 alla mafia. L’azienda è circondata da oltre 700 ettari di terreni, dopo un lungo iter per la confisca durato 24 anni è tornata ai cittadini. Lunga la vicenda anche a Radda: nel cuore del Chianti si è arrivati alla fine dello scorso decennio alla confisca definitiva di un immobile. La giunta di Radda, guidata dal sindaco Pier Paolo Mugnaini, non si nascose dietro la formula "criminalità organizzata". Nell’oggetto della delibera di giunta inerente la presa in carico, si parla nero su bianco di "mafia". Accostata per la prima volta in un documento amministrativo alla parola Chianti. A Radda, l’immobile è stato assegnato all’associazione ‘Attendiamoci’ che opera su scala nazionale e che si occupa di mondo giovanile.

Andrea Ciappi