PAOLA TOMASSONI
Cronaca

"No al cellulare in classe. Il divieto oggi necessario"

La scuola come "luogo dove si cresce insieme nella realtà, non nei ‘like’"

La scuola come "luogo dove si cresce insieme nella realtà, non nei ‘like’"

La scuola come "luogo dove si cresce insieme nella realtà, non nei ‘like’"

E si pensa già al prossimo anno: fra le questioni più scottanti, come annunciato dal ministro Valditara, a settembre il cellulare sarà bandito anche dalle superiori. "Tema delicato. Da una parte c’è l’esigenza di aiutare i ragazzi a concentrarsi, a vivere la scuola come spazio reale e non virtuale. Dall’altra, vietare senza educare rischia di essere un gesto sterile", sostiene ancora il professor Andrea Fagiolini. "In linea di massima vedo questa decisione con favore – prosegue -. I telefoni, oggi, sono mondi interi che si portano in tasca. Ci sono messaggi, notifiche continue, video, giochi, social. Ed è difficile, per chiunque, figuriamoci per un adolescente, resistere al richiamo costante di stimoli che promettono gratificazione immediata. E questi stimoli, possono distrarre dalle cose che devono imparare a scuola. Tra l’altro, la scuola è uno dei pochi posti che sono rimasti per aiutare a imparare a pensare con più profondità, ascoltare davvero. Può essere anche utile imparare a annoiarsi un po’, a tollerare la noia fin dai primi anni di vita. Esporre bambini di un anno alla quantità di stimoli che arrivano da televisione e cellulari è un rischio enorme. I bambini devono imparare subito anche a saper aspettare, a usare la propria fantasia piuttosto che ricevere colori, immagini e stimoli preconfezionati, a tollerare la frustrazione del vuoto".

"Tornando ai ragazzi più grandi - prosegue il professor Fagiolini –, togliere i cellulari non è punire, ma liberare. È dare la possibilità di riscoprire il valore di uno sguardo, di una parola detta dal vivo, del silenzio. È vero che bisognerebbe educare all’uso consapevole della tecnologia, più che bandirla, ma ci sono momenti in cui è giusto anche prendere posizione netta, anche perché l’uso dei telefonini è ormai diventato così pervasivo da rendere difficile regolarlo in modo più leggero di quello di un divieto assoluto. Il divieto, oggi, è necessario perché l’uso dei telefonini è andato oltre il ‘regolabile’ e dobbiamo ora disintossicare. E’ una cosa a fin di bene e non un divieto autoritario e sadico. Ormai è chiaro che un’esposizione prolungata e incontrollata ai social è collegata con calo dell’attenzione, fragilità emotiva, isolamento, ansia sociale, dipendenza da approvazione esterna. Dunque, la scuola può e deve essere un argine, un luogo protetto dove si cresce insieme nella realtà, non nei ‘like’. Quindi, se ben spiegata e accompagnata, la scelta di tenere fuori i cellulari dalle aule può diventare un’opportunità preziosa. Non solo per studiare meglio, ma probabilmente anche per vivere meglio".