
La scuola come "luogo dove si cresce insieme nella realtà, non nei ‘like’"
E si pensa già al prossimo anno: fra le questioni più scottanti, come annunciato dal ministro Valditara, a settembre il cellulare sarà bandito anche dalle superiori. "Tema delicato. Da una parte c’è l’esigenza di aiutare i ragazzi a concentrarsi, a vivere la scuola come spazio reale e non virtuale. Dall’altra, vietare senza educare rischia di essere un gesto sterile", sostiene ancora il professor Andrea Fagiolini. "In linea di massima vedo questa decisione con favore – prosegue -. I telefoni, oggi, sono mondi interi che si portano in tasca. Ci sono messaggi, notifiche continue, video, giochi, social. Ed è difficile, per chiunque, figuriamoci per un adolescente, resistere al richiamo costante di stimoli che promettono gratificazione immediata. E questi stimoli, possono distrarre dalle cose che devono imparare a scuola. Tra l’altro, la scuola è uno dei pochi posti che sono rimasti per aiutare a imparare a pensare con più profondità, ascoltare davvero. Può essere anche utile imparare a annoiarsi un po’, a tollerare la noia fin dai primi anni di vita. Esporre bambini di un anno alla quantità di stimoli che arrivano da televisione e cellulari è un rischio enorme. I bambini devono imparare subito anche a saper aspettare, a usare la propria fantasia piuttosto che ricevere colori, immagini e stimoli preconfezionati, a tollerare la frustrazione del vuoto".
"Tornando ai ragazzi più grandi - prosegue il professor Fagiolini –, togliere i cellulari non è punire, ma liberare. È dare la possibilità di riscoprire il valore di uno sguardo, di una parola detta dal vivo, del silenzio. È vero che bisognerebbe educare all’uso consapevole della tecnologia, più che bandirla, ma ci sono momenti in cui è giusto anche prendere posizione netta, anche perché l’uso dei telefonini è ormai diventato così pervasivo da rendere difficile regolarlo in modo più leggero di quello di un divieto assoluto. Il divieto, oggi, è necessario perché l’uso dei telefonini è andato oltre il ‘regolabile’ e dobbiamo ora disintossicare. E’ una cosa a fin di bene e non un divieto autoritario e sadico. Ormai è chiaro che un’esposizione prolungata e incontrollata ai social è collegata con calo dell’attenzione, fragilità emotiva, isolamento, ansia sociale, dipendenza da approvazione esterna. Dunque, la scuola può e deve essere un argine, un luogo protetto dove si cresce insieme nella realtà, non nei ‘like’. Quindi, se ben spiegata e accompagnata, la scelta di tenere fuori i cellulari dalle aule può diventare un’opportunità preziosa. Non solo per studiare meglio, ma probabilmente anche per vivere meglio".