
Duccio Marsili, campione del mondo di pattinaggio, in piazza del Campo subito dopo la vittoria del Palio
"Durante la cerimonia del Mangia ho versato tutte le lacrime che avevo; al Palio ho perso la voce. Due giornate intense, indimenticabili e uniche, anche perché un mix così è irripetibile", parola di Duccio Marsili, campione del mondo di pattinaggio corsa e contradaiolo del Valdimontone, al quale il 15 agosto è stato conferito il massimo premio cittadino. L’indomani, il 16, è arrivata la vittoria del Palio con la sua Contrada.
Mangia, Palio o la vittoria in una gara mondiale: c’è un’emozione più grande?
"Tutte al pari. Sono contradaiolo ma sono anche uno sportivo, vivo di questo e il Mangia ne è conseguenza. Sono emozioni che vanno di pari passo e nel mio caso sono arrivate all’apice della soddisfazione".
Un passo alla volta, partendo dal premio Mangia.
"Quando Filippo Meiattini ha iniziato a parlare, il labbro già tremava e di lì a poco sono arrivate le lacrime. Ho rivissuto i momenti della mia vita e la commozione ha preso il sopravvento, tanto che a un certo punto non riuscivo più a seguire il filo. E insieme alle parole c’erano gli sguardi: incroci gli occhi di chi fa parte della tua vita e della tua storia e non riesci più a contenere l’emozione".
E il giorno dopo ecco la Carriera, presagi di un’altra festa?
"Non sono scaramantico e da sportivo se azzardi il pronostico rischi di pagarla. Allora mi sono detto ’non può succedere’. Però avevamo anche l’ottima accoppiata di cavallo e fantino su cui credere. Ed è andata così, come non osavo nemmeno immaginare. C’è chi ha parlato di fortuna e qualche volta nel Palio vale e basta la fortuna, in questo Palio invece c’è stata la situazione ottimale ma anche la bravura dello Zedde, la sua gestione perfetta della corsa, delle traiettorie e la chiusura al Casato, determinante per la vittoria".
Dove hai visto la Carriera?
"Dalla Piazza, come sempre. Nel 2012 avevo 16 anni ed ero basso, non riuscivo a vedere i cavalli e la corsa al di là della gente e sono rimasto in Contrada: abbiamo vinto e mi sono detto che dovevo esserci. Così è stato quest’anno: è stata una corsa combattuta, con risultato non scontato e finalmente quando Anda e Bola è spuntato primo al Casato mi sono buttato dentro, come tutti gli altri verso il drappellone".
La famiglia che parte ha nella (doppia) Festa?
"Sul fronte Palio siamo quattro del Montone, noi tre figli e il babbo, la mamma invece è del Nicchio. Lei è tanto emotiva e mi sono preoccupato: non l’ho chiamata subito e quando sono tornato, di notte, era ‘lezza’. Alla cerimonia del Mangia ho sentito molto la presenza dei miei cari, la famiglia ma anche l’allenatrice, tutti quelli che hanno contribuito ai miei successi. Se oggi sono quello che sono lo devo a loro: i miei genitori mi hanno educato, fatto crescere, hanno fatto sacrifici. Sono parte di me e fanno parte del premio".
Ora festeggi o sei tornato ad allenarti?
"Cerco di bilanciare festeggiamenti e impegni sportivi. In Contrada ci vado ma magari non faccio nottata, visto che la mattina devo allenarmi. Come ho fatto anche nei giorni del Mangia e del Palio. Del resto dal 21 al 27 agosto sarò al raduno nazionale a Montesilvano (Pescara) e il 13 settembre ai Mondiali in Cina".