PAOLA TOMASSONI
Cronaca

Azienda ospedaliero-universitaria: "Siena come una Yale italiana fra ricerca, formazione e clinica"

Pietro Rubegni, direttore di Dermatologia e del master di II livello in Dermochirurgia "Risultati e potenzialità. Senza servizi il rischio è avere strutture moderne, però vuote".

Il professor Pietro Rubegni, ordinario dell’Università e direttore della Dermatologia

Il professor Pietro Rubegni, ordinario dell’Università e direttore della Dermatologia

Il master universitario di II livello di Dermochirurgia giunge alla 12esima edizione, "un traguardo importante che riflette un lavoro costante", sottolinea il professor Pietro Rubegni che dal 2019 ne è direttore. "I punti di forza - prosegue il direttore anche della Dermatologia delle Scotte, con cui facciamo il punto della situazione fra, formazione, ricerca e clinica – sono la flessibilità del format e la forza della rete. Collaboriamo con una rete di ospedali consorziati sul territorio nazionale, in cui operano i nostri docenti".

Quali sono le ricadute pratiche sul territorio?

"L’attività è molto intensa. Eseguiamo ogni anno oltre 800 interventi in day surgery e circa 4mila chirurgici ambulatoriali. Inoltre abbiamo anche la Banca dei Tessuti, risorsa strategica che interagisce con tutte le nostre attività, inclusa la dermochirurgia. Grazie alla collaborazione, possiamo utilizzare innesti per la copertura delle ferite chirurgiche, migliorando e velocizzando i processi di guarigione".

E per i tumori alla pelle?

"Siamo molto attivi anche sul fronte della diagnosi precoce e della terapia con laser chirurgici. Disponiamo di laser avanzati per il trattamento di tumori cutanei iniziali e di un ambulatorio di prevenzione che effettua migliaia di visite ogni anno. Questo ambulatorio è dotato di strumenti tecnologici di ultima generazione per la mappatura digitale dei nei, strumento chiave nella lotta ai tumori della pelle".

Come state affrontando il tema dei tempi di attesa, così sentito dall’utenza?

"Nel 2024 siamo riusciti a mantenere sempre una percentuale di prime visite prenotate entro i tempi stabiliti dalla Regione, con un costante superamento del 90% di visite effettuate nei tempi di attesa richiesti. Questo risultato è frutto di un’organizzazione efficiente e anche di una collaborazione stretta con l’Azienda USL Sud Est".

Ci sono anche innovazioni tecnologiche o collaborazioni interne che vi supportano in questo percorso?

"Assolutamente sì. C’è stato un importante investimento dell’Azienda nell’acquisto di strumenti all’avanguardia, come la tomografia laser cutanea e il microscopio confocale, tecnologie che costano sopra i 500mila euro e che ci permettono di effettuare biopsie ’virtuali’ della pelle. Questi dispositivi, unici nella loro combinazione in tutta Italia, migliorano significativamente la qualità diagnostica e riducono i tempi di attesa per i pazienti. Voglio anche sottolineare lo spirito di collaborazione che abbiamo con gli altri professionisti della AouS, in particolare con le Chirurgie e l’Oncologia. Questo lavoro interdisciplinare si traduce in un benessere organizzativo concreto, che si riflette positivamente sulla qualità dell’assistenza e sull’esperienza degli stessi pazienti. Per chi, come noi, opera nel settore sanitario, questo aspetto è fondamentale per garantire una gestione efficace delle cure con grande attenzione all’aspetto relazionale".

Il reclutamento di giovani medici e infermieri resta un nodo critico. Qual è la situazione?

"È un problema complesso che è amplificato anche da alcuni fattori tra cui il costo della vita e la mancanza di collegamenti utili che penalizzano la nostra città e tendono a isolarla. Serve un cambio di prospettiva. Dobbiamo tornare a sognare Siena come una ’Yale italiana’, un luogo attrattivo per studenti, specializzandi, giovani professionisti. La qualità formativa c’è, ma senza servizi adeguati diventa difficile trattenere i talenti che formiamo".

E il futuro del Policlinico?

"Le potenzialità ci sono tutte, ma occorre visione. Se le istituzioni, il mondo accademico e sanitario lavorano insieme per migliorare trasporti, alloggi e qualità della vita, potremo garantire a Siena un futuro all’altezza della sua tradizione. Altrimenti, il rischio è quello di avere strutture moderne, ma vuote. E sarebbe un’occasione mancata non solo per la città, ma per tutta la sanità toscana".

Paola Tomassoni