ILARIA ULIVELLI
Salute

La rivoluzione (mininvasiva) del fibroma dell’utero parte da Firenze, qui si formano i medici

Oltre 200 donne trattate al Palagi. “Dopo l’intervento, si può diventare madri”. Niente tagli e cicatrici grazie a un intervento che dura pochi minuti e che viene eseguito attraverso una piccola sonda

Alberto Mattei, direttore del dipartimento Materno infantile dell'Asl Toscana Centro e Karin Louise Andersson, direttrice della Ginecologia del Palagi e responsabile del Centro trapeutico fibromi

Alberto Mattei, direttore del dipartimento Materno infantile dell'Asl Toscana Centro e Karin Louise Andersson, direttrice della Ginecologia del Palagi e responsabile del Centro trapeutico fibromi

Firenze, 14 luglio 2025 – Una piccola sonda, pochi minuti di intervento, niente tagli, niente cicatrici. Ma soprattutto: niente addio alla fertilità. È la miolisi a radiofrequenza, la tecnica mininvasiva che sta cambiando la vita delle donne che soffrono di fibromatosi uterina.

Al centro di questa rivoluzione c’è Firenze, con l’ospedale Iot Piero Palagi e il suo Centro Fibromi, riferimento internazionale per il trattamento non demolitivo dei fibromi uterini. Negli ultimi due anni, al Palagi sono state trattate oltre 200 pazienti con la miolisi.

Molte di loro, dopo l’intervento, sono riuscite ad avere figli. Al secondo piano del presidio, negli ambulatori della ginecologia, sono passate in tutto 640 donne: dalla Toscana, dal resto d’Italia, anche dall’estero. E non solo come pazienti. Al Centro di Formazione Internazionale, fiore all’occhiello della Asl Toscana Centro, sono stati formati 86 ginecologi arrivati da 16 Paesi tra Europa, Nord America e Asia.

Perché? Perché funziona. E perché è una strada meno invasiva rispetto alla chirurgia tradizionale. “La miolisi consente, in regime di day-surgery, di ridurre il volume dei fibromi intramurali sintomatici – spiega Alberto Mattei, direttore del dipartimento Materno infantile dell'Asl Toscana Centro –. Parliamo della patologia benigna più frequente tra le donne in età fertile. Non sempre serve intervenire, ma quando è necessario possiamo scegliere tra isteroscopia, laparoscopia, laparotomia, terapie mediche o la miolisi. Grazie al nostro percorso condiviso tra tutti i centri chirurgici dell'Asl Toscana centro, offriamo una risposta personalizzata, calibrata su ogni singolo caso”.

La procedura è semplice, ma l’effetto è potente: si inserisce un ago-sonda che genera calore all’interno del fibroma e ne riduce il volume. Come una prugna che appassisce. L’intervento dura pochi minuti in sedazione, la paziente torna a casa dopo un paio d’ore.

Ma soprattutto, conserva intatte le possibilità di diventare madre. “Potrò ancora avere figli?, la domanda che ci sentiamo fare più spesso”, racconta Karin Louise Andersson, direttrice della Ginecologia del Palagi e responsabile del Centro trapeutico fibromi.

“La risposta è sì. Naturalmente, selezioniamo con rigore i casi da trattare. Ma abbiamo seguito tante donne che, dopo la miolisi, sono riuscite ad avere la gravidanza desiderata e a portarla a termine con successo. La maternità, dopo l’intervento, resta possibile”.

Non è un caso che la dottoressa Andersson sia stata chiamata a esportare la tecnica anche fuori dall’Italia: ha operato negli Emirati Arabi, in Polonia, in Sudafrica, e in numerosi altri ospedali italiani. La formazione è il perno di tutto. Perché la fibromatosi uterina – che può provocare dolore, mestruazioni abbondanti fino a causare anemia, e compromettere la qualità della vita – colpisce milioni di donne nel mondo. E perché non sempre, per curarsi, bisogna rassegnarsi a un’isterectomia.

“L’obiettivo – sottolinea Andersson – è offrire alle pazienti cure efficaci, sicure, ma meno invasive. E farlo in modo competente, formando medici in grado di portare questa opportunità a casa loro. Più donne potranno essere curate senza rinunciare alla propria fertilità”. La miolisi non è solo una tecnica. È un cambio di paradigma.