DANIELE MASSEGLIA
Salute

Pacemaker senza fili, impresa del medico Giorgi: “Un successo per la nostra sanità”

Il cardiochirurgo Davide Giorgi ha eseguito la delicata operazione: “Si riduce il rischio di infezioni”

Davide Giorgi (il primo a sinistra), 61 anni, è in servizio da oltre tre decenni e attualmente è il più esperto in città nel campo della cardiochirurgia

Davide Giorgi (il primo a sinistra), 61 anni, è in servizio da oltre tre decenni e attualmente è il più esperto in città nel campo della cardiochirurgia

Pietrasanta (Lucca), 6 luglio 2025 – C’è la “mano” esperta di un medico pietrasantino dietro l’enorme passo avanti compiuto dalla sanità italiana. Parliamo del primo pacemaker bicamerale senza fili impiantato nel laboratorio di cardio-stimolazione dell’ospedale “San Luca” di Lucca, oltre che terzo in tutta la Toscana. Il dispositivo ha coinvolto un paziente che soffriva di aritmia, con l’operazione condotta da Davide Giorgi, 61 anni, medico specializzato in medicina interna e cardiologia, oltre che elettrofisiologo, in servizio a Lucca dal 2004 come responsabile del reparto di aritmologia e cardiostimolazione. Residente in zona Osterietta e padre di tre figli, Giorgi ha conseguito due specializzazioni e un dottorato a Pisa: con i suoi oltre 30 anni di carriera è attualmente il cardiochirurgo più esperto e anziano di Pietrasanta.

Una bella soddisfazione.

“Quello che abbiamo realizzato è un successo a livello medico, ma soprattutto lo è per i pazienti e la sanità in generale”.

Ci racconta in cosa consiste questa rivoluzione?

“Il pacemaker è un transistor che di solito si impianta sotto la clavicola sinistra e sotto la pelle. È connesso al cuore con dei fili che danno l’impulso quando ci sono problemi. Funziona così, più o meno, dagli anni ’50”.

La novità invece in cosa consiste?

“Il pacemaker che abbiamo impiantato è ’midless’, senza fili. Un piccolo cilindro che ancoriamo dentro il cuore, dotato di batteria e con la capacità di dare impulsi. Esistevano già quelli singoli, ma non erano sequenziali per atri e ventricoli. Questi invece vengono messi nell’atrio destro e nel ventricolo destro, sono due microcapsule che ’parlano’ tra di loro e si sincronizzano rispettando la fisiologica attivazione del cuore”.

A chi dobbiamo la scoperta?

“Agli Usa, mentre in Italia è disponibile dallo scorso ottobre. In Toscana finora è stato impiantato solo al ’Noa’ di Massa, Livorno e ora Lucca, più altri due al Cnr e all’università di Pisa”.

Il vantaggio principale?

“Si riduce il rischio di infezioni, a differenza dei pacemaker tradizionali con i fili che hanno una percentuale tra l’1 e il 5%: molto bassa, ma quando succede è molto complicato che il paziente superi il problema”.

Lo userete su larga scala?

“Non ancora. Sono dispositivi di nicchia e molto costosi per la Asl. Bisogna essere attenti nella selezione dei pazienti in base alle loro caratteristiche, ad esempio il rischio di infezioni”.