Prato, 15 maggio 2025 – È una fabbrica nel cuore di Prato uno dei beni più rilevanti finiti sotto sequestro nell’ambito di una delle più imponenti operazioni contro le frodi sui bonus edilizi mai condotte in Toscana. Il valore complessivo dei beni sequestrati ammonta a 11 milioni di euro. L’operazione è stata condotta dalla Guardia di finanza di Prato nell'ambito di un'inchiesta coordinata dalla procura pratese.

Le indagini hanno portato a un sequestro preventivo, disposto dal gip, di 11 milioni di euro tra beni immobili e mobili (8,5 milioni). Tra questi, oltre all’edificio industriale, ci sono un albergo, una casa da 2 milioni di euro e tre società di capitali per un valore complessivo del capitale sociale pari a 300.000 euro.

Le frodi fiscali contestate sarebbero state orchestrate, spiegano la Gdf in una nota, da “un sodalizio composto da un imprenditore già noto per reati tributari e fallimentari, ideatore del meccanismo fraudolento, da un prestanome, formalmente intestatario delle società usate per la creazione dei crediti fittizi e da una commercialista attiva tra le province di Prato e Pistoia, già rappresentante legale di una delle imprese coinvolte e materialmente incaricata della trasmissione all'Agenzia delle Entrate delle comunicazioni finalizzate alla generazione dei falsi crediti”. “I tre – continua la nota della Guardia di Finanza – sono risultati diretti beneficiari dei profitti illeciti derivanti dalla monetizzazione dei crediti fittizi”. L'indagine è stata avviata nel 2022 dal Gruppo Prato della Guardia di finanza. Per gli inquirenti gli indagati, attraverso la falsa attestazione di lavori edilizi mai eseguiti, in tutto o in parte, avrebbero indotto in errore l'Agenzia delle entrate, generando crediti d'imposta inesistenti che venivano successivamente ceduti a soggetti terzi in buona fede o monetizzati con il concorso di intermediari professionali. In molti casi, gli immobili sarebbero risultati intestati a persone ignare, talvolta coinvolti solo formalmente tramite la sottoscrizione inconsapevole di atti preliminari o dichiarazioni predisposte ad arte. I presunti proventi illeciti ottenuti dalla cessione fraudolenta dei crediti sarebbero stati «riciclati e reimpiegati mediante complesse operazioni finanziarie e l'acquisto di beni di lusso, immobili e auto di alta gamma», con l' intento "di ostacolare l'identificazione della provenienza delittuosa delle somme". Per le tre società di capitali sottoposte a sequestro nominati dal gip amministratori giudiziari.