
Alcune delle famiglie con disabili che stanno conducendo la battaglia sul trasporto sociale
"A partire da maggio i nostri familiari sono stati esclusi dal servizio di trasporto sociale verso i centri diurni. Avevamo avviato un confronto con l’allora presidente della Società della Salute, Sandro Malucchi, alla ricerca di una soluzione. Le ultime vicende che hanno riguardato il Comune di Prato e l’azzeramento del direttivo della SdS hanno però bloccato tutto". Lo fanno presente i genitori e parenti di dodici utenti con disabilità che, da qualche a mese a questa parte, si sono trovati a dover pagare di tasca loro il costo del trasporto verso il centro diurno. Gli stessi che si sono affidati all’avvocato Stefano Nanni, e che hanno chiesto un incontro al sub-commissario Davide Lo Castro (nominato dal commissario prefettizio Claudio Sammartino nuovo presidente della Società della Salute). Il problema riguarderebbe circa un centinaio di disabili (e di conseguenza, le rispettive famiglie) su tutto il territorio provinciale. Le famiglie hanno contattato la Società della Salute e la motivazione comunicata in una lettera sarebbe di carattere economico. "Il servizio di accompagnamento gratuito è stato soppresso per i nuclei familiari con Isee superiore a 43mila euro, mentre è rimasto al di sotto di tale soglia – hanno spiegato i familiari assistiti da Nanni – un calcolo che ci lascia perplessi, perché non si è tenuto conto delle varie situazioni e peculiarità familiari anche sul lato economico. Non ci è nemmeno stato chiesto se volessimo co-partecipare eventualmente al mantenimento del servizio: di fatto, ci siamo dovuti organizzare autonomamente, con la collaborazione delle varie associazioni". Con una serie di difficoltà sul piano economico.
"C’è chi paga più di 400 euro al mese per accompagnare il proprio figlio o il proprio familiare al centro diurno – hanno proseguito le famiglie dei dodici utenti – una spesa tutt’altro che secondaria. Questa scelta crea un precedente potenzialmente preoccupante: noi non chiediamo di non pagare, possiamo contribuire. Ma chiediamo che ci venga riconosciuto quello che noi consideriamo un diritto. Perché il trasporto rientra nel percorso di inclusione dei nostri figli nella società".
Il primo obiettivo resta quello di ottenere un appuntamento con il sub-commissario, per illustrare la situazione e trovare una soluzione di compromesso. In caso di risposte mancate o insufficienti in merito alla risoluzione della criticità, le famiglie non escludono la possibilità di adire le vie legali dopo essersi già rivolte al Garante nazionale della disabilità. Anche se, l’auspicio è che si possa trovare una soluzione. "L’articolo 32 della Costituzione sancisce che il diritto alla salute è un diritto dell’individuo da garantire all’interno della comunità – ha chiosato l’avvocato Nanni – e non sarebbe positivo doversi rivolgere a un giudice per far rispettare ciò che la pubblica amministrazione è obbligata a garantire".
Giovanni Fiorentino