
Fabia Romagnoli
Il quadro cupo della situazione di Prato tracciato da Luigi Caroppo nel suo editoriale di domenica scorsa rappresenta, lo dico con rammarico, una sintesi drammaticamente efficace della realtà.
Forse mai come ora in questa città, che pure ha vissuto di tutto – dal crollo della banca locale alle ricorrenti e talvolta gravissime crisi del tessile, dalle alluvioni alle tragedie sul lavoro – si ha la percezione di un malessere profondo, dell’assenza di punti di riferimento, dello smarrimento della direzione di marcia.
Ma non credo affatto che si debbano perdere le speranze e la fiducia nel futuro. Non dobbiamo consentire, noi pratesi, di essere sopraffatti dallo scoraggiamento.
Dobbiamo invece, e possiamo, ripartire da noi stessi, dai valori che Prato incarna da sempre: valori e tratti culturali forse in qualche punto intaccati ma assolutamente vivi. L’intraprendenza, l’attenzione verso la modernità, l’apertura al cambiamento, la vocazione all’inclusione, la concretezza, l’apprezzamento per il “saper fare” e per chi ne è portatore. E potrei continuare. Sono tratti culturali legati anche al profilo manifatturiero di Prato e alle sue specializzazioni settoriali. Dobbiamo esserne fieri e consapevoli. Prato rimane un pilastro del made in Italy: la nostra provincia è la prima in Italia per incidenza di occupazione manifatturiera sul totale delle attività economiche, con circa il 43% degli occupati nel manifatturiero, ben superiore alla media italiana e toscana. Anche in tempi di crisi globale del tessile, riusciamo a contenere i danni e a difenderci meglio di molte altre realtà, dimostrando che la nostra intraprendenza, la nostra concretezza e la nostra capacità di innovare sono ancora le nostre forze trainanti. Certo Prato e la sua industria stanno camminando in un contesto di grandi incertezze, in un mondo ferito da conflitti militari ed economici, in un territorio che presenta sacche di illegalità e sfruttamento diffuse, ma imprenditori e lavoratori dimostrano determinazione: non è un semplice “portare avanti”, ma un impegno quotidiano, con una forte attenzione al valore del lavoro e al rispetto delle norme di sicurezza e legalità. Le aziende affidabili, anche tra quelle straniere, esistono, sono tante e costituiscono il fondamento della nostra economia.
A Prato convivono persone di diverse etnie: la scuola è un laboratorio di integrazione, dove bambini e ragazzi crescono fianco a fianco e diventano la Prato di domani. La disoccupazione resta bassa e il fenomeno Neet (i giovani che non studiano, non lavorano né sono in formazione) è praticamente inesistente, segni positivi di una comunità inclusiva. La partecipazione civica resta cruciale: i cittadini denunciano problemi e mancanze, alimentando un senso di responsabilità collettiva. Una comunità impegnata è una comunità capace di reagire alle sfide con coesione e fiducia nel futuro. La politica locale è litigiosa e colpita da scandali e sospetti, ma perfino in un contesto così teso si colgono atteggiamenti costruttivi e rispettosi, anche tra avversari. Abbiamo un Commissario nel quale riponiamo fiducia e che ci traghetterà verso una nuova amministrazione eletta. Abbiamo un procuratore della Repubblica deciso ad affrontare i mali della città. Non ultimo, abbiamo un vescovo che sa porsi davvero come il pastore della comunità.
Sia come cittadina che come imprenditrice non nego i problemi, che sono evidenti, ma ho fiducia nei cittadini pratesi, che sapranno esprimere un nuovo slancio verso il futuro; ripartiamo dai nostri valori, aggiornandoli alla realtà di oggi, apriamoci al cambiamento senza perdere ciò che ci rende unici. Parliamo con franchezza, anche con durezza quando serve, ma sempre per costruire una città più forte, più giusta e più bella. Confido in una nuova stagione in cui Prato saprà non solo eccellere ma anche avere la capacità di comunicarlo, cosa che non sempre le riesce, con orgoglio e determinazione. Certamente ci sono scorie di cui dobbiamo liberarci, ma se nella Trieste richiamata da Luigi Caroppo c’è la bora, Prato ha il suo tramontano che può portare via quello che non va.
Fabia RomagnolipresidenteConfindustria Toscana Nord