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La tragedia di Luana, svolta nel processo: titolari fra i testimoni

Erano stati tolti dalla lista del procedimento a carico del manutentore in quanto “già giudicati” in separata sede. Il giudice ha deciso di convocarli per ascoltare la loro versione. Il tecnico si è sempre dichiarato innocente

Luana D’Orazio, 22 anni, uccisa sul lavoro quattro anni fa

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Prato, 25 maggio 2025 – Svolta nel processo ai carico del manutentore Mario Cusimano, accusato di omicidio colposo per la morte di Luana D’Orazio, la giovane di 22 anni uccisa dall’orditoio a cui stava lavorando il 3 maggio 2021 nella fabbrica “Orditura srl” di Montemurlo dove la ragazza lavorava come apprendista.

Il giudice Santinelli (cambiato di recente in quanto Del Vecchio si è trasferita all’ufficio gip) ha ammesso la richiesta del pubblico ministero Vincenzo Nitti di richiamare come testimoni i titolari dell’orditura, Luana Coppini e il marito Daniele Faggi.

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I due hanno patteggiato una pena rispettivamente a due anni e a un anno e mezzo sempre per omicidio colposo e rimozione delle cautele antinfortunistica.

Da quel momento Coppini e Faggi sono spariti dalla scena. Il manutentore, assistito dall’avvocato Melissa Stefanacci, invece, ha scelto di andare a processo dichiarando da sempre la sua estraneità ai fatti. In sostanza, Cusimano sostiene di non essere stato lui a mettere le mani su quell’orditoio e soprattutto di non aver mai eseguito la manomissione (il “famoso” bypass) che ha di fatto tolto tutti i sistemi di sicurezza all’orditoio da campionatura che usava la povera Luana. La manomissione permetteva al macchinario di procedeva velocità “lepre” (come si dice in gergo per indicare la massima velocità a cui può girare la macchina che allinea i fili necessari poi alla creazione del tessuto) senza che scattassero i sistemi di sicurezza, in particolare il cancello per non avvicinarsi al rullo in movimento e le fotocellule.

Cusimano sostiene di non aver fatto lui quel bypass, facile da realizzare in quanto si tratta di un “ponticello” elettrico. Altri tecnici, sostiene la difesa dell’imputato, avevano accesso alla fabbrica come dimostrerebbero alcune fatture ritrovate durante le perquisizioni disposte dalla procura dopo la morte di Luana. Ma allora chi ha eseguito quella manomissione assassina?

Coppini e Faggi potrebbero fornire la loro versione dei fatti indicando chi è stato anche se, durante le indagini, non lo hanno mai chiarito. In particolare Luana Coppini, titolare dell’Orditura, ha sempre sostenuto che la sua colpa sia stata quella di “non aver vigilato” abbastanza e di non essersi resa conto della “mancanza” dei dispositivi di sicurezza. La coppia è già stata giudicata e quindi il loro apporto al processo sarà unicamente in qualità di testimoni. Come prevede la legge, saranno ascoltati in presenza dei loro avvocati, Barbara Mercuri e Alberto Rocca.

Con tutta probabilità il pm li ritiene dei testimoni chiave in quanto ha chiesto che venissero sentiti dopo che, a inizio processo, furono depennati dalla lista dei teste.

Durante il processo sono stati ascoltati gli investigatori che seguirono le indagini dopo la morte della ragazza, il perito della procura che ha redatto la perizia sulla dinamica dell’incidente mortale, l’ingegner Gini, e molte colleghe di Luana oltre al tutor della ragazza che si licenziò venti giorni dopo il tragico infortunio. Nessuno, però, ha mai indicato con certezza chi abbia eseguito quella manomissione che è costata la vita di Luana.

La mamma della ragazza, Emma Marrazzo, si è costituita parte civile nel procedimento e a ogni udienza è presente in aula nonostante il dolore che ogni volta torna fuori più forte nel sentire ripetere come è morta sua figlia. L’udienza è stata aggiornata a fine giugno e la sentenza, se tutto procede come previsto, dovrebbe arrivare entro l’autunno prossimo.

Laura Natoli