
Oggi è il quarto anniversario dalla tragedia. La mamma e l’abbraccio con Calderone. La ministra: "Fare tutti il nostro dovere per onorarne le memoria".
Uno struggente abbraccio che ha fatto sciogliere la piazza in un lungo applauso. E’ quello che si sono scambiate Emma Marrrazzo, la mamma di Luana D’Orazio, l’operaia morta a 22 anni sul lavoro in una fabbrica a Montemurlo, e la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone al termine della cerimonia per l’intitolazione della strada alla giovane uccisa dall’orditoio. Oggi, fra l’altro ricorre il quarto anniversario della tragedia e per la mamma della ragazza – che dal giorno della scomparsa della figlia si batte perché nessuno muoia più sul lavoro e perché ci sia più sicurezza – è una "magra consolazione" vedere il nome di sua figlia sulla targa di quella strada nel distretto industriale di Montemurlo. "Una bella cerimonia per quanto possa essere bella una giornata del genere", ha commentato Emma nascosta dietro un grande paio di occhiali che tradivano dolore e commozione.
La cerimonia si è tenuta simbolicamente il primo maggio, giorno della festa dei lavoratori, dopo il comizio del segretario nazionale della Uil Pierpaolo Bombardieri nella piazza centrale di Montemurlo, scelta in memoria di Luana come una delle tre piazze a livello nazionale insieme a Roma e Palermo.
Il sindaco Simone Calamai, nel fare gli onori di casa, ha ricordato come la targa con il nome di Luana è un "un monito" per tutti perché "la sicurezza sui luoghi di lavoro deve avere la precedenza". Calamai ha sottolineato poi la "forza e la determinazione della mamma di Luana e dei suoi familiari" che hanno fatto della "battaglia sulla sicurezza una ragione di vita e di civiltà". "Questa targa non è solo per Luana ma per tutti i morti sul lavoro", ha concluso il sindaco elencando alcuni dei nomi di chi ha perso la vita tragicamente la vita. "Quella di mia figlia non è stata una ‘morte bianca’ - ha aggiunto Marrazzo - Su quella morte c’è tanto sangue, non solo quello di Luana ma anche il nostro. Io non vivo, sopravvivo. Mia figlia è stata uccisa con crudeltà perché alla macchina a cui stava lavorando hanno tolto i sistemi di sicurezza. Questa battaglia è per tutti i lavoratori perché nessuno mi ridarà mia figlia". Alla cerimonia ha preso parte in rappresentanza del governo la ministra del Lavoro Calderone a cui Emma Marrazzo si è rivolta direttamente chiedendo perché "nonostante gli sforzi i morti non diminuiscono".
"La perdita di un figlio è il primo incubo di un genitore, comprendo quello che sta passando da mamma e da nonna - ha replicato la ministra - Strappando Luana all’effetto dei suoi cari, di suo figlio che aveva appena cinque anni, è stato commesso un delitto universale". "Il modo per onorare la memoria di Luana - ha aggiunto - e di tutti quei ragazzi e ragazze che hanno perso la vita sul lavoro è di fare tutti dignitosamente il nostro dovere. Io credo che questo sia poi quello che ci viene richiesto, a chi ha la possibilità di compiere atti importanti come quello di approvare le leggi. Dovremmo abbassare i livelli di conflittualità e di litigiosità e invece guardare agli obiettivi concreti". La targa con il nome di Luana ora è lì, un monito per tutti.
Laura Natoli