REDAZIONE PRATO

Pd unito solo contro l’avversario. FdI vuol fare del caso Prato la madre di tutte le battaglie

Riformisti biffoniani e gruppo Schlein: "armistizio" interno. La "grana" 5Stelle

Il momento in cui il centrodestra abbandona il salone consiliare

Il momento in cui il centrodestra abbandona il salone consiliare

Il Pd si è ricompattato almeno per il giovedì ad alta tensione del consiglio comunale. Uniti intorno alle parole della capogruppo Monia Faltoni che ha sottolineato la fiducia di tutti i dem alla sindaca invitandola ad andare avanti. Tutti insieme perché c’è un avversario comune, il centrodestra a trazione Fratelli d’Italia. Ma non si pensi che al suo interno il Pd abbia ritrovato compattezza marmorea. I riformisti di Biffoni vogliono tirarsi fuori da speculazioni politiche e scese in campo anticipate. Chiedono rispetto al vertice del partito dopo mesi di marginalizzazione ma non vogliono creare caos in questo momento specifico "dove i problemi sono molti e pesanti" perchè la strada è tracciata ed ha una data: il voto regionale per il quale l’ex sindaco sarà candidato di punta. Fratelli d’Italia nell’opposizione spinge tantissimo la rivolta con la stessa data: il voto regionale. Perché il caso Prato a livello toscano può essere la madre di tutte le battaglie politiche, esempio del sistema Toscana "in cui il potere diventa strumento fine a se stesso e non bene per la comunità" si ripete tra i fedelissimi di FdI. Chiara La Porta, deputata pratese, lo ha fatto capire chiaramente in questi giorni: è la regista della strategia dei ’Fratelli’ locali e il collegamento tra Prato e Roma, con il quartiere generale del partito e in particolare con Giovanni Donzelli, braccio destro di Giorgia Meloni. Ieri la deputata era in prima fila nella platea del pubblico del consiglio comunale quando è andata in scena la protesta con i cartelli "Dimissioni" e poi è stato aperto lo striscione sotto la statua di Datini con scritto "Verità, dignità dimissioni" dei giovani di destra. Prato capitale nella lotta politica contro il centrosinistra che ha in mano città e regione "ma che esprime questa politica asservita agli interessi personali". Tutto il partito si muove intorno al caso Prato tanto che i consiglieri regionali di FdI presenteranno una mozione all’assemblea toscana: "I reati per i quali Bugetti risulta indagata - spiegano Vittorio Fantozzi e Diego Petrucci - sarebbero stati commessi durante il suo ultimo mandato di consigliere regionale, quando era presidente della Seconda Commissione consiliare, per questo riteniamo opportuno che il Consiglio affronti la questione. La vicenda fa venire a galla una gestione alquanto opaca dei rapporti di potere del Pd toscano, già emersi e sotto i riflettori della vicenda Keu. Anche in questo caso, non si può non porsi dei dubbi riguardo alla trasparenza e alla correttezza delle dinamiche della macchina regionale che sembrerebbe un ventre molle esposto a vicende torbide". Il Pd non è disposto a stare a guardare: il vertice locale legato a doppio filo alla segretaria Schlein suona la carica: "Ora iniziamo a parlare anche noi" si diceva ieri nei corridoi di palazzo comunale pochi minuti prima dell’inizio del consiglio. "E si starà a vedere come va a finire ... mi sembra che problemi con la giustizia ne abbiamo anche loro a livello locale e nazionale". Insomma ci aspettano giorni di scontro. Il Pd deve occuparsi anche degli equilibri interni nel frattempo e tornare a guardarsi negli occhi in riunioni allargate a tutte le componenti. Il gruppo riformista biffoniano esclude ritorni di fiamma locali: "Matteo farà la sua campagna elettorale per il voto regionale - dice - il nostro obiettivo insieme al partito è quello di sostenerlo per fare il pieno di voti". Poi c’è la grana 5Stelle: il movimento non molla la questione trasparenza. Pronti a lasciare la maggioranza pratese e a non entrare nel campo largo toscano. "Ma sulle ceneri non si costruisce niente" dice sconsolato Giovanni Mosca pensando al suo partito e alle alleanze.

Luigi Caroppo