REDAZIONE PRATO

Non solo elenchi di affiliati. La procura indaga sui soldi

eri mattina Guardia di finanza e Digos nella sede della loggia Sagittario in via Lazzerini

eri mattina Guardia di finanza e Digos nella sede della loggia Sagittario in via Lazzerini

eri mattina Guardia di finanza e Digos nella sede della loggia Sagittario in via Lazzerini

E’ stata una mattinata intensa quella di ieri sul fronte delle indagine sul caso del ricatto a luci rosse ai danni di Tommaso Cocci, l’ex capogruppo di Fratelli d’Italia e ancora candidato in corsa per le elezioni regionali di ottobre. Due i versanti di azione: lo stesso Cocci ieri mattina è stato ascoltato in procura dagli investigatori che, coordinati dal procuratore capo Luca Tescaroli, stanno lavorando per fare luce sul ricatto corredato di foto hard e minacce divulgate attraverso lettere anonime recapitate al 34enne oltre che a colleghi di partito, associazioni di categoria e rappresentanti di realtà cittadine. I reati ipotizzati dalla procura ai danni di Cocci sono di revenge porn (diffusione di immagini e video sessualmente espliciti senza consenso) e diffamazione. E mentre a palazzo di giustizia in viale della Repubblica, dopo i primi due testi politici ascoltati mercoledì, saliva Cocci, non distante, in via Lazzerini all’alba di ieri hanno fatto accesso le forze dell’ordine nella sede che ospita tra le altre (dovrebbero essere 9 in tutto) anche la loggia massonica Sagittario di Prato-Valle del Bisenzio, alla quale lo stesso ex capogruppo di FdI ha ammesso di essere affiliato. Le accuse a lui mosse nelle lettere anonime – per queste ultime la procura ha disposto accertamentio scientifici con l’obiettivo di riscontrare la presenza di impronte digitali – riguardano la sua partecipazione a festini, l’uso di droghe e l’affiliazione alla massoneria. Accuse corredate dal immagini compromettenti del giovane politico (alcune sembrerebbero fotomontaggi), tra cui una scattata dopo un episodio di adescamento in Rete da una sedicente Rebecca: un selfie osè effettivamente scattato da Cocci ("ho fatto una leggerezza - ha detto - ma non mi lascio ricattare"). Cocci nel respingere le accuse, ha confermato da subito la sua adesione alla massoneria (non è un reato) e in particolare alla loggia Sagittario afferente alla Gran Loggia d’Italia degli Alam, della quale ha ricoperto il ruolo di segretario. La perquisizione, su ordine della Procura, nei locali della loggia, è stata eseguita da agenti della Digos della questura di Prato e dalla Guardia di Finanza di Prato e Firenze: obiettivo, secondo quanto emerso, dell’attività degli investigatori sarebbe finalizzata ad acquisire documentazione relativa all’attività e agli affiliati della loggia di cui, nei giorni scorsi, il procuratore capo Tescaroli aveva disposto l’acquisizione degli elenchi. La presenza della Finanza potrebbe far supporre che le indagini della procura non trascurerebbero anche aspetti relativi a risorse interne dell’organizzazione. Alla fine della mattinata di perquisizione in via Lazzerini 73 sarebbero stati prelevati supporti informatici e documenti cartacei dalla sede della loggia Sagittario, loggia aperta alle donne e ad oggi a guida femminile. Loggia massonica già venuta alla ribalta tra le pagine dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Firenze che a fine giugno ha visto l’ex sindaca Ilaria Bugetti indagata per corruzione insieme all’imprenditore tessile Riccardo Matteini Bresci. Quest’ultimo, oggi agli arresti domiciliari, è stato gran maestro venerabile della loggia Sagittario almeno fino al 2020. Cocci avrebbe scelto di mettersi ’in sonno’ a giugno dopo il terremoto politico innescato dall’inchiesta che ha portato l’ex sindaca del Pd a dimettersi.