
Il carcere della Dogaia di Prato, dove il detenuto è stato trovato senza vita
Prato, 22 luglio 2025 – Si dovrà attendere il risultato degli esami sui campioni biologici prelevati dal corpo di Costel Scrupcaru per stabilire con certezza le cause del decesso. Il romeno, 58 anni, è stato trovato morto venerdì mattina nella sua cella di isolamento alla Dogaia.
E’ stata svolta ieri l’autopsia sul cadavere dell’uomo ma per arrivare a una diagnosi certa serviranno i risultati dei test sui campioni. La procura di Prato, guidata da Luca Tescaroli, ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di omicidio in modo da poter disporre gli accertamenti tecnici e chiarire i contorni della vicenda, soprattutto dopo l’ultimo terremoto giudiziario che ha investito il carcere della Dogaia.
Quel che è certo per ora è che Scrupcaru non si è tolto la vita. Nella cella di isolamento dove si trovava dopo i disordini dello scorso 5 luglio, non sono stati trovati corde o lacci che possano far pensare a un gesto volontario.
Resta da capire se l’uomo possa essere stato colpito da un malore improvviso: le sue condizioni di salute non erano buone, aveva problemi di udito e alla schiena ma nulla che potesse far presagire una morte imminente.
Non si esclude nemmeno che abbia assunto sostanze stupefacenti che potrebbero aver causato il decesso, motivo per cui test biologici saranno decisivi. In questo caso la situazione sarebbe molto grave anche perché, dopo le perquisizioni disposte della procura durante le quali sono stati trovati nelle disponibilità dei detenuti droga e cellulari, i controlli dovrebbero essere molto stringenti. Infine, e non sarebbe un’ipotesi remota, Scrupcaru potrebbe essere morto in seguito alle lesioni riportate durante un’aggressione subita i giorni precedenti al provvedimento di isolamento a cui era stato sottoposto. Possibile che le sue condizioni di salute siano state sottovalutate? Che avesse riportato lesioni interne più significative di quello che era apparso?
“Mi aveva telefonato martedì scorso chiedendomi un incontro e dicendomi che non si merita quel provvedimento perché lui non c’entrava nulla con i disordini scoppiati a inizio luglio – ha spiegato il legale dell’uomo, Pietro Villari del foro di Firenze – Avevo scritto al carcere per chiedere di fissare un colloquio ma non ho avuto risposte. Poi mi hanno chiamato dal carcere prima per chiedermi se Scrupcaru soffrisse di particolari patologie e solo in una telefonata successiva mi hanno detto che era morto. Essendo deceduto il mio incarico è venuto meno. Scrupcaru era detenuto da tempo alla Dogaia. Nel 2023 chiesi il colloquio con la garante dei detenuti in quanto si lamentava delle condizioni in cui era ridotto il carcere. Mi ricordo che quando lo andavo a trovare aveva spesso dei lividi sul corpo.
“Mi ricordo di Scrupcaru – ha spiegato la garante dei detenuti, Margherita Michelini – Lo segnalai come propenso a gesti suicidi. Poi, devo dire la verità, non ho saputo più nulla di lui tanto che credevo fosse stato trasferito. Purtroppo sono sola a dover gestire 600 detenuti”. Scrupcaru era detenuto alla Dogaia per finire di scontare una condanna a sette anni e mezzo per maltrattamenti in famiglia, violenza e lesioni nei confronti della ex compagna. In Romania ha due figli con cui non aveva nessuno rapporto mentre in Italia ha altri due figli avuti con la compagna che lo ha denunciato per i maltrattamenti. Solo l’autopsia chiarirà che cosa è accaduto. La procura ha chiesto di acquisire le immagini delle telecamere di sorveglianza per capire chi sia entrato nella cella prima del decesso.
Laura Natoli