Luana, il 12 maggio la verità dalla perizia sul macchinario

Il consulente incaricato dalla procura stabilirà se l’orditoio che ha ucciso Luana D'Orazio sia stato alterato. Al vaglio il video dei vigili del fuoco

Luana D'Orazio

Luana D'Orazio

Prato, 11 maggio 2021 - Il giorno decisivo sarà domani. Solo quando il perito della procura visionerà l’orditoio si potrà rispondere alle tante domande sulla morte di Luana D’Orazio, l’operaia di 22 anni, mamma di un bambino di 5 anni, stritolata dalla macchina a cui stava lavorando all’interno dell’orditura in via Garigliano a Oste di Montemurlo. L’ingegnere meccanico incaricato dalla procura dovrà per prima cosa rispondere a un quesito, forse il più importante: l’orditoio a cui era addetta Luana è stato alterato, modificato? E se sì, quando e da chi? L’ingegnere sarà a lavoro all’interno dell’orditura domani mattina insieme ai consulenti tecnici delle parti, della difesa e della famiglia della giovane operaia.

LA MAMMA DI LUANA: "NON SUCCEDA MAI PIU'"

Per la tragica morte della ragazza – uccisa dallo schiacciamento del torace come ha confermato l’autopsia – sono indagati la titolare dell’azienda, Luana Coppini, 57 anni, e il tecnico manutentore Mario Cusimano, 58 anni. L’ipotesi di reato è omicidio colposo e rimozione e omissione dolosa delle cautele antinfortunistiche.

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Il sospetto degli inquirenti è che sia stata manomessa la saracinesca di sicurezza del macchinario. Un particolare non da poco. Secondo quanto appreso quel tipo di orditoio non dovrebbe girare quando la saracinesca è alzata. Una misura di sicurezza necessaria per non far avvicinare il lavoratore quando la macchina è in funzione. E allora perché Luana è arrivata così vicina all’orditoio tanto da essere trascinata dentro il rullo? Possibile che la misura di sicurezza fosse stata aggirata in qualche modo?

Il macchinario sequestrato. Nel riquadro Luana D'Orazio
Il macchinario sequestrato. Nel riquadro Luana D'Orazio

Fra l’altro la saracinesca non può essere disattivata dal lavoratore. Non esiste un pulsante che ne impedisce la chiusura quando il macchinario è in movimento. E’ una caratteristica insista di quella macchina che come ulteriore protezione è dotato di fotocellule che dovrebbero bloccare l’orditoio se qualcuno si avvicina. Perché neppure le fotocellule sono entrate in funzione quando Luana era nei pressi del macchinario? Possibile che i dispositivi di sicurezza fossero stati disattivati? E da chi? A quando risale l’ultima revisione effettuata dal tecnico che adesso è indagato per la morte della ragazza?

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Oltre all’orditoio di Luana, è stato sequestrato dai tecnici dell’Asl – che per primi hanno effettuato il sopralluogo nella ditta dopo la morte dell’operaia – un altro macchinario identico. Sembra che anche in questa seconda macchina la saracinesca fosse stata disattivata in modo da velocizzare i tempi di produzione. Un particolare che, comunque, sarà chiarito domani dal consulente della procura che analizzerà il secondo orditoio per capire se fosse una prassi dentro l’azienda lavorare senza i dispositivi di sicurezza. Sarà visionato anche il video girato dai vigili del fuoco durante le operazione di rimozione della salma dal macchinario. Sarà utile per capire da che parte è stata agganciata la ragazza. Intanto il pm Vincenzo Nitti sta ascoltando le testimonianze dei colleghi di Luana. Testimonianze da cui si potrà capire molto.