REDAZIONE PRATO

Lettere minatorie e riferimenti alle ’cause’ cinesi

Nelle missive al politico ci sono anche minacce di rivelare i suoi collegamenti con gli orientali .

Tommaso Cocci, ex capogruppo di FdI in consiglio comunale, vittima delle lettere minatorie inviate nei mesi scorsi

Tommaso Cocci, ex capogruppo di FdI in consiglio comunale, vittima delle lettere minatorie inviate nei mesi scorsi

Una foto osè scattata allo specchio e una serie di minacce di rivelare particolari scomodi sul conto di Tommaso Cocci con l’unico scopo di costringerlo a ritirarsi dalla corsa elettorale. E’ quello che emerge dai plichi che in questi mesi sono stati inviati prima all’ex consigliere comunale di Fratelli di Italia Cocci e poi a colleghi di partito, assessori, sindaci, a due giornali e perfino al sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli che ha trovato il pacco al Comune di Cantagallo dove è anche consigliere comunale. Un piano meticoloso, ordito da tempo – pare – su cui la procura sta indagando dall’aprile scorso quando Cocci si è deciso a sporgere denuncia e a cui sono seguite altre denunce da parte di esponenti di Fratelli di Italia, in particolare la deputata FdI Chiara La Porta che ha ricevuto la stessa missiva (nella quale si chiedevano le dimissioni del politico pratese) ad aprile scorso. Le lettere (su cui sono stati fatti accertamenti per trovare impronte digitali e dna) inviate all’ex sindaca Ilaria Bugetti e agli ex assessori di Prato, invece, sono arrivate in Comune il 3 luglio scorso dopo essere state spedite da Firenze il 30 giugno. Nei plichi si parla di festini gay, di uso di droghe, dell’appartenenza del politico alla stessa loggia massonica di Matteini Bresci di cui è stato segretario quando era maestro, di come Cocci fosse l’uomo di riferimento a destra dell’imprenditore. Si fa riferimento, in modo confuso, a scambio di soldi e voti, e alle cause civili che Cocci avrebbe fatto per alcuni cinesi. Risulta che Cocci, in qualità di avvocato, abbia presentato alcuni ricorsi per conto di cinesi a cui era stato negato il permesso di soggiorno. Una pratica comune, di routine, non certamente un illecito se la causa viene presentata correttamente e corredata di documenti e attestazioni vere. Ma chi sapeva di queste attività? Ci sarebbero, nelle missive, riferimenti espliciti a situazioni e fatti che nessuno poteva conoscere se non il diretto interessato e pochi altri. Tutto è partito da un adescamento tramite i social. Una trappola in cui Cocci è caduto, come lui stesso ha ammesso dicendo di aver fatto lui lo scatto allo specchio che lo ritrae. Poi la situazione è degenerata con riferimenti a droghe, festini, appartenenza alla massoneria e "connivenza" con i cinesi. A parte i ricorsi per alcuni clienti cinesi, Cocci, nella sua attività di avvocato e politico, sarebbe venuto a conoscenza di un vorticoso giro di soldi a nero di alcuni imprenditori cinesi. Tanto basta per ordire un ricatto così ben orchestrato? A chi poteva giovare il ritiro di Cocci dalla corsa elettorale? A qualcuno interno al partito o esterno? Si tratta di una rivendicazione? Ma per cosa poi? Tanti tasselli che la procura deve mettere in fila in una inchiesta che non si preannuncia breve.

L.N.