La città come campo di scontro tra bande non solo per il controllo del mercato delle grucce ma anche di quello della prostituzione cinese: una rete criminale articolata e violenta, con alleanze transnazionali e metodi da manuale mafioso, secondo quanto sostiene la procura. È questo lo scenario svelato dall’inchiesta condotta dal procuratore Luca Tescaroli, scaturita dall’inquietante episodio del primo ottobre scorso di intimidazione nei confronti di un cinese, Hui Chen, classe 1990. Alcuni ignoti avevano dato fuoco alla sua auto Hyundai in viale della Repubblica lasciando poi una bara, con sopra una sua foto, di fronte all’ingresso della struttura alberghiera dove soggiornava, il Wall Art Apartmenthotel. Otto mesi di inchiesta della Squadra mobile di Prato, sotto le direttive del procuratore Tescaroli, che hanno portato il gip ad emettere sei ordinanze di custodia cautelare in carcere e dieci perquisizioni scaturite dall’indagine su due reati: estorsione aggravata e sfruttamento della prostituzione.
A finire in manette, come spiega la Procura, sono Haije Hu (detto Cris), cinese di 35 anni, Domenico Gagliardi 36enne di origini calabresi, un pakistano di 48, Haider Bader Zame ed altri tre orientali di 33, 31 e 36 anni, orginari del Fujian. L’italiano è stato trovato in possesso nella sua abitazione di un revolver con matricola abrasa, circostanza che accresce la sua pericolosità: per lui è scattato l’arresto in flagranza di reato per la detenzione di un’arma da sparo clandestina. Indagati anche altre quattro persone, tra cui un italiano e tre cinesi. Nella casa di uno dei cinesi indagati, un 38enne, sospettato di aver contribuito al tentativo di estorsione, gli investigatori hanno rinvenuto 32mila euro in contanti. Il gip, evidenzia la procura, "ha attributo all’utilizzo della bara un fortissimo gesto dal valore intimidatorio. Tali condotte violente e minatorie sono risultate commesse nel quadro dello sfruttamento organizzato della prostituzione, che costituisce uno dei lucrosi business che caratterizzano l’agire della criminalità organizzata nell’area pratese, che riveste una dimensione trasnazionale".
Tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare in carcere c’è anche la vittima dell’intimidazione. All’uomo, formalmente titolare di una pelletteria di Campi Bisenzio, è contestato il reato di sfruttamento della prostituzione, insieme ad altre due connazionali, Fan Chunli e Wang Zhuyu.
"Tale agire si colloca nella contesa tra due gruppi criminali rivali per assicurarsi l’egemonia del mercato della prostituzione cinese in territorio pratese – specifica ancora la procura – ed è risultato volto a costringere la vittima a far fronte a un debito ricollegabile alla pregressa attività di sfruttamento della prostituzione e a far cessare l’attività di meretricio esercitata nella struttura alberghiera" davanti alla quale è stata lasciata la bara.
Secondo quanto spiega la procura Hui Chen sarebbe stato "l’originario detentore dell’egemonia del mercato della prostituzione pratese, fino a quando, un gruppo di persone a lui sottoposto, capitanato" da Cris avrebbe deciso "di scindersi e di mettersi in proprio". Cris è accusato anche di essere l’ideatore e il mandante dell’intimidazione, motivo per cui la magistratura gli ha contestato anche la tentata estorsione insieme agli altri due arrestati, l’italiano ed il pakistano indicati come esecutori materiali. Lo stesso avrebbe fornito loro la base logistica, un autolavaggio vicino a via delle Fonti oggi chiuso, per custodire la bara. La condotta della vittima dell’intimidazione, spiegano gli investigatori, si sarebbe anche "rivelata omertosa, densa di gravi reticenze e di discrasie", e "appare tipica del contesto criminale in cui si inserisce e giustificata dal timore delle conseguenze derivanti dall’interlocuzione con gli inquirenti": il restroscena è stato ricostruito grazie ad intercettazioni telefoniche oltre che ambientali.
Le indagini, spiega ancora il procuratore Tescaroli nel comunicato, "hanno posto in evidenza la crescente capacità criminale degli esponenti dei gruppi antagonisti nella gestione del mercato della prostituzione di consorziarsi con appartenenti alla criminalità di altre etnie, quali quelle italiane e pakistane, e la loro attitudine a essere da questi riconosciuti come portatori di capacità organizzative e di direzione strategiche delle condotte criminose".
Sara Bessi