REDAZIONE PRATO

La mozione sui test antidroga non era mai stata discussa. Cocci e l’esame fatto sua sponte

A fine gennaio l’iniziativa di Belgiorno, Stanasel e Risaliti. La procura chiede il verbale

Stanasel, Risaliti e. Belgiorno presentano la mozione alla stampa

Stanasel, Risaliti e. Belgiorno presentano la mozione alla stampa

Era il 23 gennaio quando i consiglieri Claudio Belgiorno (Fratelli d’Italia), Claudiu Stanasel (Lega) e Rossella Risaliti (Gianni Cenni sindaco) presentarono in una conferenza stampa la mozione a loro firma (protocollata il 17 gennaio) per l’introduzione di test antidroga periodici per sindaco, assessori e consiglieri comunali. La mozione in realtà non è mai stata inserita in un ordine del giorno del consiglio comunale. Di fatto, per sintetizzare, è rimasta una richiesta morta dei proponenti.

In questi giorni quella specifica mozione – di cui la procura ha chiesto il verbale al commissario straordinario del Comune, Claudio Sammartino – è tornata d’attualità perché è emerso che il capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Cocci proprio a fine gennaio, ha eseguito, volontariamente, un test antidroga. Sempre tra fine gennaio e inizio febbraio, nella cassetta della posta di Cocci in Comune, così come in quella di altri consiglieri comunali, tra cui il collega di partito Claudio Belgiorno, è arrivata una lettera anonima con la foto hard di Cocci. Un secondo plico con altre infamanti accuse – festini anche con minorenni e droga – gli viene poi recapitato ad aprile al suo studio legale. Lascia la politica o mandiamo tutto il materiale ai giornali: questo il senso del tentativo di estorsione subìto dal Cocci, che in questa storia è vittima di revenge porn. All’arrivo della seconda mail l’esponente di FdI fa denuncia alla Digos.

Tornando alla mozione di gennaio, c’è chi ha visto nella stretta dinamica dei tempi – mozione per i test antidroga, test eseguito da Cocci e prima lettera anonima – una consequenzialità se non sospetta perlomeno strana. Un sintomo del clima avvelenato all’interno del partito di Meloni a Prato nei mesi precedenti le elezioni regionali, con più di qualcuno che covava la speranza di un posto al sole. La domanda è anche un’altra: perché Cocci avrebbe dovuto sottoporsi a test antidroga sua sponte? Forse per essere pronto a dimostrare l’esito negativo nel caso in cui si fosse arrivati a discutere la mozione. Casomai avesse deciso di votare contro, nessuno, test alla mano, avrebbe potuto dirgli: hai qualcosa da nascondere.

Abbiamo provato a chiedere ai firmatari della mozione sui test antidroga, Belgiorno e Stanasel, la ‘ratio’ che stava dietro la proposta, ma al momento entrambi sono in silenzio stampa su disposizione dei rispettivi partiti. Rossella Risaliti spiega che aveva appoggiato l’idea in un’ottica di prevenzione su tematiche importanti come quelle della lotta agli stupefacenti. "Dare il buon esempio come persone che partecipano alla vita politica mi sembrava una scelta condivisibile. Anche come messaggio alle giovani generazioni. Uno studente a scuola mi aveva consegnato una tesina proprio su questo tema, mi aveva colpito". Nel testo della mozione si legge che la proposta "punta a rafforzare la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni. I test, su base volontaria e da effettuare una volta l’anno, verrebbero realizzati presso strutture pubbliche o convenzionate, senza costi per il Comune, con la pubblicazione dei risultati sul sito istituzionale". E ancora: "Il test dovrebbe rassicurare gli elettori sulla condizione personale degli amministratori in relazione all’assunzione di droghe".

Fatto sta che, alla luce del bubbone scoppiato, è lecito chiedersi se Cocci sia finito bersaglio del fuoco amico – di qualcuno che magari possa aver pensato di fargli le scarpe nella corsa elettorale tentando la strada della diffamazione – o di fuoco avversario, sponda centrosinistra, quel centrosinistra dilaniato dal caso Bugetti-Matteini Bresci. Sarà la procura, che sul caso ha aperto un’indagine, a far luce sulla vicenda.

Maristella Carbonin