Sara Bessi
Cronaca

Il ricatto a luci rosse. Quella foto hard inviata a Rebecca. La trappola per Cocci

L’esponente di FdI sarebbe stato adescato da un profilo femminile su Instagram. La prima lettera anonima trovata nella propria cassetta privata in consiglio comunale. L’avevano ricevuta anche altri consiglieri

L’esponente di FdI sarebbe stato adescato da un profilo femminile su Instagram. La prima lettera anonima trovata nella propria cassetta privata in consiglio comunale. L’avevano ricevuta anche altri consiglieri.

L’esponente di FdI sarebbe stato adescato da un profilo femminile su Instagram. La prima lettera anonima trovata nella propria cassetta privata in consiglio comunale. L’avevano ricevuta anche altri consiglieri.

Prato, 3 settembre 2025 – L’adescamento a luci rosse sarebbe avvenuto lo scorso anno attraverso un profilo femminile su Instagram, che in un secondo momento ha bloccato la ’vittima’ prescelta. A flirtare in modo spinto con Tommaso Cocci, 34 anni, ex capogruppo in consiglio comunale di Fratelli d’Italia e candidato in pectore per FdI alle elezioni regionali del 12 e 13 ottobre prossimi, sarebbe stata una signorina che rispondeva al nome di Rebecca. O almeno questo era il nome usato su Instagram. Un approccio cercato e provocato dalla stessa donna con l’esponente politico e avvocato pratese vittima di revenge porn e minacce e che adesso si trova al centro di un’indagine delicatissima e riservatissima, condotta personalmente dal procuratore capo Luca Tescaroli. I reati sui quali gli investigatori della polizia intendono fare luce sono di diffusione di immagini e video sessualmente esplicti senza il consenso dell’interessato e di diffamazione. L’indagine è scaturita proprio dalla presentazione sia della denuncia da parte di Cocci che di altri esponenti politici, destinatari delle missive anonime di un ’corvo’ sempre più insistente.

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Tutto ha avuto inizio tra la fine di gennaio e inizio febbraio di quest’anno, quando l’ex capogruppo di Fratelli d’Italia trova nella propria cassetta privata del consiglio comunale un plico contenente di fatto soltanto il volantino con la sue fotografia osè. Quella che aveva inviato a Rebecca. Missive dello stesso tenore sarebbero state inviate e trovate anche nelle cassette di altri consiglieri, tra cui il collega di partito Claudio Belgiorno. Al primo invio non sarebbe stata data molta importanza, tanto che Cocci si è rivolto alla Digos della questura di Prato soltanto quando qualche mese dopo la situazione si è fatta assai più seria. Il secondo plico risale al mese di aprile, come lo stesso Cocci ha avuto modo di dire nel video pubblicato sul suo profilo Instagram, nel quale si difende dalle accuse a lui mosse. Il secondo invio è arrivato direttamente nella casella postale dell’ufficio legale di Cocci: non solo immagini private rubate e alcune frutto di fotomontaggi, ma accuse pesanti di essere protagonista di festini hard, anche con minori, di fare uso di sostanze stupefacenti e di essere affiliato alla Massoneria. A tutto ciò si aggiunge un avvertimento esplicito: "Dimettiti o facciamo sapere a tutti queste cose".

Ad aprile il plico con l’immagine senza veli, frutto dell’adescamento a luci rosse su Instagram, è stato recapitato anche nella cassetta della posta della deputata di Fratelli d’Italia Chiara La Porta. Tra i fogli contenuti nel secondo invio (ma non nella busta destinata a Cocci) ci sarebbe stato anche lo screenshot di una conversazione Whatsapp: il tema riguardava l’uso di sostanze stupefacenti con attribuzione allo stesso Cocci. Tutto da dimostrare, ovviamente, che lo screenshot sia vero e non un fake. Cocci, tra le altre cose, dopo la mozione presentata a gennaio scorso dai consiglieri Claudio Belgiorno (Fratelli d’Italia), Claudiu Stanasel (Lega) e Rossella Risaliti (Gianni Cenni sindaco) per l’introduzione di test antidroga periodici per sindaco, assessori e consiglieri comunali, si era sottoposto ad un test, ma solo per curiosità.

Nei giorni scorsi la procura pratese ha chiesto il verbale della mozione al commissario straordinario del Comune, Claudio Sammartino. Altri atti che si aggiungono alla complessa e delicata indagine per fare chiarezza sui fatti narrati e rappresentati da Cocci ed altri esponenti politici agli investigatori. La procura ha proceduto con un’altra acquisizione: quella degli elenchi della loggia massonica del Sagittario, loggia alla quale Cocci ha confermato di appartenere da dodici anni a questa parte. Loggia nella quale ha rivestito anche il ruolo di segretario (si è messo ’in sonno’ da giugno scorso). Infatti, l’ex consigliere di FdI se ha rinviato al mittente le accuse a suo carico, contemporaneamente ha ammesso di essere affiliato alla Massoneria e in particolare a quella loggia afferente alla gran loggia d’Italia.

Sulla fotografia hard Cocci ha confessato che "purtroppo quella è vera. Ho fatto una sciocchezza, ma non mi faccio ricattare". La foto sarebbe appunto il frutto dell’adescamento avvenuto su Instagram dal profilo di tale Rebecca. "Qualcuno si è nascosto dietro l’anonimato per gettarmi del fango addosso", aveva detto Cocci nel video sui social. In questi mesi la macchina del fango non è andata in vacanza, tanto che le lettere sono arrivate in pieno agosto anche nelle caselle postali di altri esponenti politici sia del territorio che di fuori provincia.