
L’ingresso principale della Base navale militare della Spezia. Un militare era stato trovato in possesso di un paio di dosi di cocaina all’interno dell’auto
La Spezia, 15 giugno 2025 – Sorpreso all’interno dell’Arsenale con due dosi di cocaina, viene sospeso dal lavoro per sei mesi; impugna il provvedimento al Tar, ma anche i giudici gli danno torto. Protagonista della vicenda, avvenuta qualche tempo fa all’interno della base navale spezzina, un militare imbarcato su una delle navi di stanza alla Spezia. L’uomo era finito nei guai a seguito di un controllo operato all’interno dell’arsenale dai carabinieri e dalla Guardia di finanza: a bordo dell’autovettura nella disponibilità del militare vennero trovati e sequestrati due involucri di plastica contenenti cocaina, con l’uomo segnalato alla Prefettura come assuntore di sostanze stupefacenti.
Provvedimento disciplinare e ricorso al Tar
La vicenda è ovviamente arrivata alle alte sfere del Comando navale, che senza pensarci due volte ha deciso di aprire un procedimento disciplinare, contestando al marinaio la violazione di due prescrizioni del Codice dell’ordinamento militare, afferenti al senso di responsabilità e al contegno del militare: quest’ultimo articolo prevede espressamente l’astensione dei rappresentanti delle forze armate “dagli eccessi nell’uso di bevande alcoliche, ed evitare l’uso di sostanze che possono alterare l’equilibrio psichico”. Al termine del procedimento militare, l’uomo è stato raggiunto da un decreto che stabiliva la sospensione disciplinare dall’impiego per sei mesi, esattamente il doppio di quanto richiesto dall’Alto comando militare. Il marinaio non si è perso d’animo e ha tentato il ricorso al Tar per ottenere l’annullamento del decreto. I giudici hanno però respinto il ricorso, condannando il marinaio al pagamento delle spese legali.
Conclusioni del tribunale: “Non si può ritenere che la misura della sanzione sia irragionevole o sproporzionata” scrivono i giudici, sottolineando come “il possesso di un quantitativo, ancorché esiguo, di stupefacente riconducibile alla categoria delle droghe pesanti costituisce un fatto di apprezzabile gravità, in quanto la plausibile origine della sostanza ha contribuito ad alimentare il circuito illecito; per tale ragione, la condotta, lungi da poter essere confinata nella sfera personale, si pone apertamente in contrasto con i doveri istituzionali del corpo”.
Matteo Marcello