
Ilaria Bugetti e Marco Biagioni
Seppur a Prato si pensi sempre in grande, Milano è sempre Milano. Eppure qualche riflessione, in un venerdì di piena estate, è finita lungo l’asse delle inchieste giudiziarie che hanno acceso i riflettori sulle amministrazioni comunali. Milano e Prato appunto.
Atteggiamenti diversi ma gli stessi interpreti (di ruolo): il Pd e gli amministratori (sindaci). Il Pd e Bugetti, sindaca Pd, di una città fondamentale nello scachiere politico. Il Pd e Sala, sindaco civico senza tessera dem che guida una giunta a trazione Pd. Il Pd "è al fianco" di Beppe Sala e "continua a sostenere il lavoro che l’amministrazione farà nei prossimi due anni". Suona come una blindatura la nota di Elly Schlein a oltre 48 ore dalla notizia dell’inchiesta sull’urbanistica che vede anche il sindaco indagato. Con postille (una sulle sfide della città che "richiedono segnali di innovazione e cambiamento", l’altra è la promessa di seguire "con attenzione gli sviluppi" dell’indagine). L’altra sera la segretaria ha chiamato Sala al termine di una giornata convulsa. Prima di lei si erano schierati esponenti dell’ala riformista come Lia Quartapelle, Filippo Sensi, Walter Verini e Gianni Cuperlo.
Ilaria Bugetti, al centro di una bufera giudiziaria che ha portato alle sue dimissioni a causa dell’inchiesta della procura di Firenze sulla presunta corruzione, non ha ricevuto particolare conforto e attestati di vicinanza. Insomma solidarietà. Manifestazioni quando è venuta fuori la notizia e durante il percorso che l’ha portata a dire addio al Comune, poi elettrocardiogramma piatto nei referti dei sentimenti politici. Eppure Ilaria Bugetti è stata una simbolo per il Pd: non solo locale, non solo toscano, ma a livello nazionale. Non va dimenticato che la vittoria del giugno del 2024 è stata portata in palmo di mano, esibita, mostrata come esempio virtuoso. Era la rappresentazione reale che il campo largo esisteva e lottava insieme per dare gambe e testa al centrosinistra marcato Schlein. Simbolo esistente di quello che poteva essere in grande stile l’assalto al centrodestra di governo. Insomma un caso nazionale elogiato che faceva gonfiare il petto al Nazareno e riempiva d’orgoglio il Pd toscano. Ecco da Emiliano Fossi e dalla guida regionale sono arrivati segnali alla sindaca. Molti di più dalla segreteria toscana che da quella di via Carraia. Non c’è dubbio. Perché? Eppure il segretario Marco Biagioni è stato primo ’firmatario’ del patto all’interno del suo partito che ha portato Bugetti ad essere la candidata (ma anche Simone Faggi poi vicesindaco e lui stesso ad essere anche assessore). Ma proprio Biagioni ha voluto marcare le differenze dopo il ’terremoto’ parlando a La Nazione così: "Il Pd è un partito riformista e progressista, che legge il suo passato e lo cambia lavorando ad un’idea di futuro. C’è bisogno di una stagione aperta all’innovazione politica: e non parliamo tanto di persone, quanto di metodo e contenuti". Anche l’altra sera nella terza riunione della direzione a Vergaio non c’è stato grande feeling tra segreteria e Bugetti nonostante fosse la sua prima uscita pubblica. Chi fa notare il Pd bifronte sull’asse delle inchieste giudiziarie, nota anche un atteggiamento molto diverso del centrodestra e in particolare di Fratelli d’Italia. Se per Milano la leader Giorgia Meloni usa molta cautela, non è stato così per FdI locale che ha attaccato subito e fortemente il sistema Toscana uguale sistema Prato.
Luigi Caroppo