
Ilaria Bugetti il giorno dell’ultimo consiglio comunale Foto Attalmi
Sempre di venerdì. Il primo, 13 giugno: la notifica dell’avviso di garanzia e la richiesta di arresti domiciliari, con quelle oltre cento pagine fitte di intercettazioni. Il secondo, il giorno 20: le dimissioni rassegnate nemmeno 24 ore dopo l’ultimo consiglio comunale, con i banchi vuoti del centrodestra, i suoi sguardi di sofferenza, ma anche la convinzione di andare avanti. E da ieri, venerdì 11 luglio, ufficialmente non è più la prima cittadina di Prato, ma una cittadina come tutti. Non può essere facile, nemmeno per una persona come lei, abituata a condurre le battaglie e a vincerle, anche quelle in cui partiva sfavorita. Non è facile per Ilaria Bugetti, né può esserlo per i suoi familiari.
Un anno da sindaca, la prima nella storia di Prato. Non è stato facile nemmeno diventarlo, soprattutto essere scelta come candidata dal suo partito. Mesi estenuanti, anche quelli, di trattative e veti, con le anime del Pd l’una contro l’altra schierate per definire i nuovi equilibri di ruoli e poteri dopo i dieci anni di Biffoni. Vinse Bugetti, anche perché più degli altri aspiranti candidati poteva garantire il successo del Pd alle urne. La sua era però una vittoria condizionata, di cui la composizione della giunta è stata la cartina di tornasole. Una giunta debole, troppe e troppo importanti le deleghe che ha tenuto per sé. Giganteschi i problemi di questa città.
Ha vinto tante volte, Ilaria Bugetti, dopo essere stata sindaca di Cantagallo. La prima vera sfida nel 2010 per il ruolo di segretario provinciale del Pd: contro di lei Stefano Ciuoffo e molti appoggi influenti. Vinse. Poi la battaglia per essere candidata alle regionali del 2015 e il seggio conquistato, seconda per 900 voti alle spalle di Nicola Ciolini. Cinque anni dopo l’elezione più difficile: stesso derby, ma uno solo si rivelò il posto in palio. Bugetti staccò l’avversario di oltre duemila preferenze, contro ogni pronostico.
Tenace, voto dopo voto, frazione dopo frazione, associazione dopo associazione. Una macchina da guerra. Il suo serbatoio di consensi ebbe un ruolo determinante per la vittoria congressuale dei giovani democratici che nel 2021 portò Marco Biagioni alla guida del Pd pratese, prima che a livello nazionale i Dem dovessero scegliere tra Schlein e Bonaccini (fu all’inizio del 2023: tutti i giovani di via Carraia per la prima, Bugetti per il secondo). Poi la lunga marcia verso le amministrative, la sofferta candidatura, la netta vittoria alle urne, la fascia tricolore, le lacrime di gioia, i brindisi e gli abbracci. Era solo un anno fa. Quanti ricordi dolorosi per lei.
"Siamo tutti utili ma nessuno è indispensabile", ha detto il segretario e ora ex assessore Biagioni nell’intervista alla Nazione di mercoledì. "Sono qui a ricomporre i cocci, perché un progetto politico non finisce con la vicenda giudiziaria di un singolo". La compagna che sbaglia, come si diceva ai tempi del Pci. I giovani dem pratesi hanno invece sempre l’aria di quelli che non sbagliano mai e che si sentono sempre dalla parte giusta della storia. In questi giorni chissà quanti pensieri si intrecciano nella mente di Ilaria Bugetti. Quanti rimpianti.
Il procedimento giudiziario farà il suo corso, non di questo si deve parlare oggi. Il bilancio di un anno da sindaca non può essere positivo per tanti pratesi, ma in queste settimane soprattutto sui social contro Ilaria Bugetti sono arrivati beceri attacchi personali. Il rispetto delle persone prima di tutto, a prescindere da tutto. Da ieri non è più la prima cittadina di Prato, chissà se avrà voglia di parlare pubblicamente oppure di aspettare. Non può essere facile.
Anna Beltrame