REDAZIONE PRATO

Il futuro dell’Ac Prato. Salta la trattativa. I "volenterosi" ritirano l’offerta per l’acquisto

"Abbiamo atteso invano che Commini ci permettesse l’analisi dei conti". Il presidente ribatte: "Non c’era la volontà di andare in fondo da parte loro" .

Ognuno ha le sue ragioni, la verità non si saprà mai fino in fondo. L’unica certezza è che la trattativa, che aveva trovato in città un moto di spinta considerevole, per la vendita dell’Ac Prato è saltata. Ufficialmente, con tanto di Pec che ringrazia e dice arrivederci. Non è andato a dama il dialogo tra il gruppo dei cosiddetti "volenterosi pratesi" e il presidente e proprietario della società laniera, Stefano Commini.

Ieri il banco è saltato e il tavolo che era stato apparecchiato è rimasto senza padroni di casa e ospiti. Niente da fare. Non c’è un punto di incontro, non c’è un compromesso da far lievitare, non c’è diplomazia che riesce a far cambiare l’epilogo.

Ognuno racconta la sua verità: mettendole insieme qualcosa torna, molto resta nell’incertezza. Sullo sfondo anche la bufera che sta attraversando il Comune (e la sindaca in particolare) può aver inciso in qualche maniera soprattutto se qualcuno pensava, giustamente, che il progetto sportivo sarebbe andato di pari passo con la rinascita dello stadio Lungobisenzio.

Di fatto siamo al punto di partenza ed adesso il percorso per delineare una stagione almeno più ambiziosa di quella appena conclusa appare difficile, molto difficile.

I "volenterosi pratesi", come li abbiamo ribattezzati chiedevano di poter dare il via alla due diligence, alla verifica dello stato economico-finanziario della società. La proposta era pronta, come scritto: trecentomila euro per l’acquisto più un bonus di uguale entità in caso di promozione in Lega pro. "Abbiamo atteso che Commini desse il via libera alla verifica dei numeri, ma abbiamo atteso invano". Venerdì scorso con una pec è stato chiesto, cortesemente, di inviare la documentazione entro domenica "perché i tempi sono ridotti e l’analisi può durare anche una settimana se non di più". Ieri a fronte del silenzio, si racconta a nome dei "volenterosi pratesi", è stata inviata una nuova Pec in cui "comunque si ringraziava" ma si sottolineava che il tempo passava e non c’erano più le condizioni per portare avanti "una trattativa in serenità".

Di diverso avviso il patron Stefano Commini che ricostruisce così la rottura. "In primis mi chiedo come mai se un primo incontro c’era stato da parte di questi imprenditori a marzo con il mio avvocato, il rilancio del dialogo è avvenuto solo il 6 giugno ...". E fatta questa premessa Commini prosegue: "Secondo me, che un po’ di esperienza ho e mi è riconosciuta, non c’era la volontà di portare fino in fondo la trattativa". Il patron dell’Ac Prato evidenzia anche che "io ho una faccia e si sa chi sono; loro, i volenterosi chi erano? Il loro avvocato chi rappresentava? Riguardo l’identità ho letto sui giornali e basta... ma si fa così una trattativa seria?".

Il presidente sottolinea che non stava facendo melina non inviando dati e numeri, non voleva prendere tempo "ma non si può nemmeno avviare trattative serie con una parte che vuol dettare le regole....". Il gruppo di "volenterosi pratesi" aveva chiesto l’esclusività: non altre trattative parallele, situazione che non è piaciuta a Commini "perché c’è qualcun altro che ha manifestato interesse per l’Ac Prato".

Il gruppo di imprenditori voleva portare avanti l’operazione "in nome della città" e solo "per l’amore per squadra e territorio". Aveva solide basi e proposte concrete, ribadiscono dal quartier generale.

"Io vado avanti comunque - conclude però Commini - anche se mi daranno la colpa di tutto. Pago i debiti e iscrivo la squadra".

Luigi Caroppo