REDAZIONE PRATO

Il forum al Metastasio: "Dal teatro alla sanità. Servizi da difendere. Stop logica del profitto"

Da venerdì a domenica tre giorni di incontri sul servizio pubblico. Il direttore del Met Civica: "Il teatro pubblico deve generare umanità".

Massimiliano Civica, direttore del Metastasio (foto Attalmi)

Massimiliano Civica, direttore del Metastasio (foto Attalmi)

Un forum lungo tre giorni, da venerdì a domenica, per riflettere sul futuro del teatro in Toscana e sul rapporto fra politica, governance e autonomia artistica. È questa la cornice in cui si inserisce il dibattito promosso dal Metastasio. Ma saranno anche tre giorni di incontri, si legge nella presentazione della manifestazione, "su come oggi in Italia il servizio pubblico (sanità, istruzione, cultura) venga messo in discussione". Ne abbiamo parlato con il direttore del Met, Massimiliano Civica.

Il titolo del forum è ‘Per un teatro pubblico’. Ma non si parlerà solo di teatro... "Esatto. Partendo dal teatro e dall’ultimo decreto ministeriale che rischia di smontare il teatro pubblico si è sentita l’urgenza di ragionare sì di teatro, ma più in generale di servizio pubblico. In particolare sanità, istruzione e cultura: tre capisaldi della vita sociale che ormai non vengono quasi più considerati diritti. Ma se lo Stato non intende più investire su sanità pubblica, istruzione e cultura, su cosa investe? Sono questi i tre elementi che fanno una civiltà".

La questione dei finanziamenti pubblici è centrale. "Noi rivendichiamo la funzione pubblica del teatro. Non abbiamo nulla contro i teatri privati, che operano giustamente per il loro profitto. Ma ricordo che il teatro pubblico ha una funzione fondamentale: deve porre agli spettatori questioni importanti, diffondere un nuovo umanesimo. Questi tre giorni nascono dalla voglia di ragionare su cosa è il teatro pubblico e il servizio pubblico, che tra l’altro rappresenta il grado di civiltà di una Nazione".

Al centro del dibattito ci sono le regole definite dall’ultimo decreto ministeriale. "Con le nuove regole noi saremo valutati sull’efficienza gestionale, sulla capacità di incassare di più di quello che spendiamo. Questo significa alzare i prezzi di biglietti e abbonamenti e scegliere una programmazione commerciale. Non ci stiamo. Abbiamo mantenuto i prezzi uguali e la nostra programmazione continuerà ad affrontare temi importanti: questo è il compito di un teatro pubblico. Per questo un teatro viene finanziato dallo Stato".

La vicenda della Pergola, non più teatro nazionale ma teatro di rilevante interesse culturale (contro il declassamento Firenze ha annunciato ricorso al Tar) ha acceso i riflettori sulla governance dei teatri: cosa ci dice questo caso sul rapporto tra politica e direzione artistica? "Ci dice abbastanza chiaramente che c’è una volontà anche comprensibile da parte dell’attuale governo di occupare diversi posti apicali, ma io credo che in Italia siamo devastati dallo spoil system. Se si credesse davvero nel servizio pubblico le persone sarebbero giudicate per le competenze e non per l’appartenenza politica".

La Toscana si troverà a dover scegliere se puntare su un modello centralizzato intorno a Firenze o valorizzare un sistema policentrico. Lei quale strada sosterrebbe? "Va valorizzato un sistema policentrico e l’idea di servizio culturale e sociale che raggiunga tutti i cittadini, al di là dei costi. Invece si sta smantellando il teatro nelle periferie, come è successo con gli ospedali: spariti dai piccoli centri. La visione è sbagliata: gli spettatori diventano clienti anziché utenti, e così si arriva alla perdita di avamposti culturali che poi sarà difficilissimo ricostruire".

Forse una conseguenza inevitabile nella "società della prestazione", per rubare una definizione del filosofo coreano Byung-Chul Han. Una società dove i consumatori sono solitari: non danno forma ad alcuna comunità.. "Esatto. Ma noi dobbiamo ricordarci che l’umanità nasce sullo spreco, non dal profitto. Non lo dico io, ma gli antropologi che hanno individuato il punto di svolta per la nascita della società quando i gruppi nomadi hanno smesso di abbandonare i vecchi al loro destino. Infatti è umano stare con i deboli, provare compassione. Da un punto di vista dell’efficienza gestionale, infatti, un vecchio andrebbe abbandonato. E’ a questa visione che dobbiamo opporci".

Sabato in particolare si parlerà di servizio pubblico. Cosa aspetta i cittadini? "In particolare due interventi straordinari: Ivan Cavicchi, filosofo della medicina e sociologo, parlerà di sanità pubblica, mentre Orlando Paris, professore di Semiotica e Teoria dei Linguaggi presso l’Università per Stranieri di Siena parlerà di parlerà di istruzione e ricerca. Entrambi ci mostreranno come i nostri diritti sono già dimezzati. E come stiamo tradendo il patto tra generazioni: chi viene dopo di noi avrà meno diritti, smobilitati per la logica del puro profitto".

Qualche giorno fa il dibattito al Pecci organizzato dal Centro stesso e della Fondazione CariPrato, ora i tre giorni al Met. Prato, in un momento di vuoto politico, pare stia cercando di darsi una scossa a partire dalla cultura... "Sono segnali positivissimi, indicano risveglio delle coscienze e uno schierarsi per tutti e con tutti. Non è la logica del si salvi chi può. Lasciamo da parte le logiche del pessimismo, è bello che ci sia un movimento collettivo".

Le regionali sono alle porte. Istruzione, sanità e cultura sono temi su cui tutti gli schieramenti si troveranno a esprimersi. Avete invitato anche esponenti del centrodestra? "Abbiamo fatto inviti a 360 gradi".

Maristella Carbonin