
Emma Marrazzo, mamma di Luana D’Orazio morta 4 anni fa in fabbrica
"Non potevo accettare la proposta del Pd di candidarmi alle elezioni regionali, devo stare dietro al bambino, il figlio di Luana, e all’altro mio figlio. Continuerò, però, a portare avanti la battaglia per la sicurezza sul lavoro. Ci sono ancora troppi morti e ogni volta l’angoscia torna fuori più forte". Schietta e schiva come sempre, Emma Marrazzo, la mamma di Luana D’Orazio (l’operaia di 22 anni uccisa da un orditoio in una fabbrica di Montemurlo) ammette la proposta arrivata nelle settimane scorse direttamente dal segretario del Partito democratico di Prato Marco Biagioni: quella di candidarla come capolista del Pd pratese per la corsa alle lezioni regionali. Un nome nuovo, "pulito", che suscita consenso e simpatia. Da quando ha perso la figlia il 3 maggio 2021, Emma ha portato avanti una battaglia per la sicurezza sui luoghi di lavoro facendosi promotrice di una raccolta firme per l’istituzione del reato di omicidio sul lavoro, che per ora non è stata accolta in parlamento. "Mi ha contattato Marco Biagioni – racconta Marrazzo –. E’ stato molto gentile. Mi ha chiesto se volevo candidarmi alle lezioni regionali. Ci ho pensato un po’ su ma poi ho deciso che non era il momento. Io non ho colore politico, non sono né di destra, né di sinistra, né di centro. Io sono per la giustizia". Emma Marrazzo spiega che prima di tutto deve pensare alla sua famiglia, a suo nipote, il figlio di Luana, che ha perso la mamma quando aveva solo cinque anni e mezzo.
"Sarebbe stato un impegno troppo gravoso – spiega – Se le cose le faccio, le voglio fare per bene. Ho il mio nipotino che ha tanto bisogno di me, l’altro mio figlio che non posso lasciare solo. Sarebbe stata l’opportunità per portare avanti la mia battaglia per la sicurezza, per l’omicidio sul lavoro ma non è il momento. Continuerò come ho fatto fino a ora ma non potevo prendere un impegno così. Forse, fra quattro o cinque anni le cose saranno diverse. Chissà". Emma Marrazzo doveva essere la capolista, nelle intenzioni del Pd. Posto che poi è toccato a Marta Logli, seguita da Matteo Biffoni, due volte sindaco di Prato. In questi anni, fra l’altro, Marrazzo non si è mai tirata indietro partecipando a manifestazioni, sfilate, iniziative, picchetti, raccolte firme per far conoscere la tragedia di sua figlia e diffondere la cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro, soprattutto fra i più giovani. "Le morti sono ancora troppe – dice Emma – e io ho una grande angoscia perché non so come si possa fermare questa catena di lutti. Non si può andare al lavoro la mattina e non tornare più dai propri cari. E’ disumano". L’idea di buttarsi in politica per ora è accantonata ma non del tutto esclusa. "Mi devo concentrare sul processo al manutentore che è ancora in corso – conclude – oggi c’è una nuova udienza". Sì perché Emma non perde nessuna udienza, è sempre presente fra il pubblico in tribunale. Il processo di primo grado a carico del manutentore è alle battute finali e la sentenza è attesa entro fine anno.
Laura Natoli