REDAZIONE PRATO

I giorni della rinascita: "Liberazione, giù le mani. Sul sangue alla Fortezza serve lettura imparziale"

Marco Romagnoli interviene dopo le ultime polemiche sui morti fascisti. Oggi giornata in ricordo di 81 anni fa e dei martiri partigiani di Figline .

Marco Romagnoli interviene dopo le ultime polemiche sui morti fascisti. Oggi giornata in ricordo di 81 anni fa e dei martiri partigiani di Figline .

Marco Romagnoli interviene dopo le ultime polemiche sui morti fascisti. Oggi giornata in ricordo di 81 anni fa e dei martiri partigiani di Figline .

Oggi alle 8 in piazza del Comune i rintocchi della campana civica di Palazzo Pretorio, “La Risorta”, in ricordo della Liberazione. Alle 9.30 la messa in Duomo e a seguire corteo a piazza Santa Maria delle Carceri. Le celebrazioni proseguiranno poi a Figline, dove alle 20,45 ci sarà la tradizionale Marcia della Pace da via 7 marzo con deposizione della corona di alloro al monumento in ricordo dei 29 Martiri. Seguiranno in piazza dei Partigiani gli interventi dei rappresentanti del Comune di Prato e dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia

Leggo di un nuovo tentativo di gettare ombre sulla Resistenza a Prato prendendo a pretesto le uccisioni della Fortezza del 7 settembre 1944, qualificate come “episodio oscuro” e proponendo una messa in suffragio delle vittime. Sono dell’opinione che i morti meritano pietà, come pure sono convinto della giustezza dell’abolizione della pena di morte, pochi anni dopo. Ma nelle esecuzioni della Fortezza è stata fatta piena luce con un processo. Il 7 settembre, dopo la liberazione, furono uccisi nove fascisti catturati in città; per quelle morti fu accusato Marcello Tofani, detto Tantana, che fu poi processato e riconosciuto colpevole per l’uccisione del maresciallo dei carabinieri Giuseppe Vivo, protagonista della deportazione di decine di operai dopo lo sciopero di aprile, e di Guido Cecchini, il fascista che il 15 giugno 1944 aveva torturato in modo feroce e ucciso Ruggero Tofani, fratello di Marcello, da lui rintracciato a Milano nel maggio del 1945. Si trattò di una vendetta personale, come probabilmente fu per gli altri assassinati per mano di soggetti non identificati, nel contesto di una guerra che non aveva fatto distinzioni tra civili e combattenti, costellata da atti di pura ferocia da parte dei nazifascisti. Gli omicidi della Fortezza servirono nel dopoguerra, e ancora oggi, ai tentativi di screditare la resistenza e gli antifascisti attribuendo al Cln responsabilità di uccisioni di innocenti, senza che vi fosse, ed ancora oggi non vi è, alcun elemento a sostegno di questa tesi. Si parlò addirittura di una prassi degli alleati di non intervenire, nei tre giorni successivi alla liberazione delle città, per permettere le giustizie sommarie. Gli atti del processo a Marcello Tofani chiarirono anche le responsabilità del Cln, che si era preoccupato di evitare atti di vendetta e addirittura aveva dato ordine di rilasciare il maresciallo Vivo, quando si seppe che era stato prelevato dalla sua abitazione. E’ sbagliato guardare quel periodo limitandosi a singoli fatti e tralasciando sia il contesto, sia la storia precedente, perché anche gli atti più atroci, che non possono essere approvati, vanno visti come commessi in un contesto di violenza, di repressione, di arbitrarietà, di stragi immotivate da parte dei nazifascisti, e non possono in alcun modo fare ombra alla epopea della guerra di liberazione, ai suoi protagonisti in armi e a tutti coloro che dettero il loro contributo alla vittoria sul fascismo e restituito dignità agli italiani. Ciò che resta oscuro è il motivo per cui ancora oggi vi siano molti che non condannano il fascismo, per i quali la Resistenza non rappresenta un valore condiviso, un momento storico fondante per la Repubblica Italiana e ispiratore della nostra Costituzione e, non potendo negare la realtà storica, cercano di screditarla.

Marco Romagnoliex sindaco di Prato