
Le cerimonie congiunte di commemorazione si sono tenute a Stabbia di Cerreto Guidi. Presenti i sindaci dei comuni che hanno pagato il tributo di sangue e il presidente Giani.
Il 23 agosto, per la zona del Padule di Fucecchio non è mai solo un giorno di fine estate. Anche se è un periodo in cui i paesi sono più vuoti, ieri, come sempre, la partecipazione alla commemorazione dell’Eccidio del 1944 è stata concreta e numerosa da parte del popolo che abita queste terre, tristemente macchiate di sangue 81 anni fa, che si è riunito per portare avanti la memoria storica dell’Eccidio, per non dimenticarlo ma. Si sono tenute a Stabbia di Cerreto GFuidi le iniziative promosse dal Comune mediceo insieme ai Comuni di Larciano, Monsummano Terme, Castelfranco di Sotto, Ponte Buggianese e Fucecchio, tutti colpiti dalla furia nazi-fascista e tutti uniti nel ricordare l’uccisione di 175 civili innocenti. La commemorazione congiunta si è aperta con la deposizione di una corona d’alloro in piazza XXIII Agosto, alla presenza dei gonfaloni, dei cittadini e delle autorità. Dopo la cerimonia iniziale, la commemorazione si è spostata nella suggestiva cornice del Giardino della Meditazione "Livio Lensi", memoriale dell’eccidio.
È lì che è stata celebrata la Santa Messa dal vescovo di San Miniato, Giovanni Paccosi, nel ricordo delle vittime, davanti a una vera folla: non sono bastate le oltre 300 sedie messe a disposizione, con molte persone che hanno assistito alla celebrazione in piedi. Subito dopo, gli interventi istituzionali, a cominciare dalla sindaca cerretese Simona Rossetti: "Sempre importante essere presenti a una cerimonia come questa: dietro ogni gonfalone ci sono una storia e una testimonianza. Auspico che i Comuni siano orgogliosi di portare avanti questa Memoria. Anche se a pochi giorni da quei fatti erano già chiare le dinamiche, 81 anni dopo non abbiamo ancora avuto giustizia per questi eventi. Chi era qui ha trovato una morte crudele, e riparlarne significa venirne trafitti ogni volta, anche per noi: per questo dare giustizia a questo fatto significa dare dignità ai superstiti. Dopo 81 anni ha senso fare delle richieste che non vengono ascoltate? L’amarezza e la sofferenza sono tante, a cosa è servito il sangue versato? Noi oggi siamo in Padule per andare avanti col nostro lavoro costante, ascoltando i partigiani, i nostri nonni, dei quali abbiamo studiato le parole e riflettuto. Noi come istituzione abbiamo deciso di investire nella Memoria ancora oggi: questo significa essere antifascisti e partigiani odierni". Bernard Dika, portavoce del presidente della Regione, Eugenio Giani, ha aggiunto: "Sono cresciuto a Castelmartini, da dove partì il comando della strage. Negli anni, ho conosciuto tanti sopravvissuti: alcuni mi dicevano di essere amici dei soldati, li invitavano a mangiare, e una mattina furono presi da quei soldati. Eppure, tanti avevano l’accento toscano: per questo la chiamiamo strage nazifascista. Si dia la possibilità ai ragazzi a scuola di studiare tutta la storia del Novecento, al fine di crescere cittadini del domani. Non possiamo andare avanti senza fare nulla, non siamo qui per un ricordo sterile ma per prendere posizione: se non si sono rassegnati i partigiani e le partigiane, non dobbiamo farlo neanche noi. Se loro hanno fatto la Storia, ho l’ambizione di pensare che anche noi possiamo farlo, perché la Storia siamo noi". Il presidente della Regione, Eugenio Giani, ha concluso: "Quando le cose vengono trasmesse e coltivate col senso vero della memoria, ecco che costituiscono un sentimento che porta la nostra popolazione a rivivere ogni anno il senso di quello che è accaduto. Provo profonda tristezza e profondo orgoglio: tristezza per uno dei crimini più efferati commessi in Toscana, regione che ha subito più di 200 eccidi, ma orgoglio, perché la Toscana ha visto crescere un buon governo, buone comunità, ha saputo evolversi. Le parole di Dika, il mio portavoce che ha appena 27 anni ma che si esprime in quel modo e con quella forza, mi fanno pensare alla sensibilità dei nostri giovani toscani, che siano portatori di valori sani nel nostro futuro. Questo sentimento, la nostra cultura della Memoria è fondamentale. La Memoria è il nostro futuro e ciò che ci fa riflettere ancora oggi, che dobbiamo trasmettere ai nostri figli con i valori di pace, uguaglianza, democrazia".
Damiano Nifosì