
I sorrisi delle 32 vittime della strage sulle magliette che hanno girato l’Italia
Da sempre, da quando l’associazione è nata, l’arcobaleno abbraccia “Il mondo che vorrei“. Nei sette colori che incorniciano il disegno, diventato simbolo della onlus, che Leonardo Piagentini realizzò in ospedale in quell’estate di sedici anni fa, con la sua casa e una famiglia unita tra le nuvole, sintetizzando con delicata dolcezza ciò che l’inferno del 29 giugno 2009 si è portato via, c’è la speranza che da sempre accompagna i familiari della vittime della strage di Viareggio. Ovvero che la cura e il rispetto della vita umana, prima o poi, prevalgano su ogni altra logica. "Ma non è questo, quello che viviamo, il mondo che vorremmo..." dice oggi Daniela Rombi, presidente dell’associazione. "Non un mondo in cui le guerre distruggono intere famiglie, colpiscono i bambini. Non un mondo – prosegue – dove si continua a morire sul lavoro, di insicurezza, di incuria, di profitto". E dunque questo 29 giugno "sarà dedicato alla pace oltre che alla sicurezza". E per questo "chiediamo che al corteo – è l’appello di Rombi rivolto alla città – quest’anno sfilino anche le bandiere arcobaleno".
Sedici anni dopo, Viareggio domani si incontrerà ancora per ricordare ciò che non può essere dimenticato. E quella notte in cui a bordo di un treno merci carico di Gpl, lanciato sui binari senza manutenzioni e controlli adeguati, deragliato ed esploso alle porte della stazione, viaggiava una tragedia annunciata. La giornata comincerà alla 11, con la messa solenne in ricordo della 32 vittime nella chiesa del cimitero della Misericordia celebrata da padre Elzeario. Poi il giardino della chiesina dei pescatori in Darsena alle 18.30 accoglierà l’intervento teatrale a cura del collettivo Amalia Aps, dal titolo “Il malcapitale“, con Alessio Bernardoni, Elena Natucci e Massimo Vezzana. E lì verrà affrontato anche il tema della militarizzazione nelle scuole, "con l’approfondimento di due insegnanti che si battono affinché ogni elemento militare resti fuori dalle aule", e anche in ferrovia, "Sui binari – prosegue Rombi – si trasportano armamenti per i conflitti in corso, ma ci sono macchinisti che vorrebbero non prestare a questo scopo il loro lavoro. E per questo protestano, inascoltati".
Il corteo delle memoria partirà, dal giardino della Chiesina dei pescatori, alle 21.15, attraversando la Darsena, poi la Passeggiata, giù lungo via Mazzini, passando dalla stazione, la Croce Verde e poi sul vecchio cavalcavia, fino in via Ponchielli. La strada travolta, insieme alla vite che l’abitavano, dal disastro ferroviario. Prenderanno la parola Gianfranco Maffei, autore del libro “Ultima fermata“, le insegnanti del liceo scientifico “Barsanti e Matteucci“ e della scuola media “Franca Papi“ che hanno partecipato al progetto di educazione alla sicurezza promosso dal Mondo che vorrei, e proprio agli studenti della Papi sarà consegnata la borsa di studio offerta dall’associazione. Infine Vittorio Guidi, neo laureato in lettere, leggerà un rapporto Inail "che – prosegue Rombi – racconta i dati allarmanti degli incidenti che avvengono nei progetti di alternanza scuola-lavoro e che coinvolgono giovani che si affacciano alla vita". Seicento gli infortuni registrati nel primo trimestre del 2025, di cui 5 mortali. Ogni intervento sarà alternato da contribuiti video e dai fischio dei treni, fino alle 23.48. Quando si rinnoverà la lettura dei nomi delle 32 vittime del disastro ferroviario di Viareggio.
Sedici anni dopo, sei sentenze dopo, Viareggio si ferma ancora in questa notte di dolore e di coraggio. "Arriviamo a questo sedicesimo anniversario con una sentenza che ha confermato le condanne senza sconti per nessuno, nemmeno per i dirigenti delle Ferrovie. E se per Viareggio è stata scritta un’altra storia – prosegue Daniela –, se per noi è arrivato un briciolo di giustizia è grazie a chi non ha mai fatto un passo indietro nella ricerca della verità, anche pagando questo impegno sulla propria pelle". Grazie, in particolare, alla giornalista Donatella Francesconi, "che – ricorda Rombi – ha passato le notti a leggere le carte, gli atti, le sentenze. Fu lei, con ad accorgersi di quella perizia sulle vernici non firmata. Con i suoi articoli ha messo in luce tutte le storture del sistema ferroviario, e con la sua umanità ha dato un megafono alla nostra voce. Sarà il primo 29 giugno senza di lei, che resterà comunque, con noi, per sempre". Unita da quel filo rosso, intrecciato d’amore, di onestà e di cocciuto coraggio.