
Il presidente provinciale Mazzanti replica a Laschi di Sinistra italiana "Da inchieste giudiziarie e da ipotesi investigative l’illegalità è evidente".
Alessio Laschi difende, all’indomani della visita del ministro Piantedosi in città, la comunità cinese da visioni "tutta l’erba un fascio". Le sue posizioni non passano inosservate nel centrodestra. Occhi spalancati e mani nei capelli di fronte a ricostruzioni tipo la filiera industriale è stata salvata dagli imprenditori cinesi. E provocano perplessità anche nel centrosinistra che sceglie il silenzio nei confronti della compagine alleata nel campo largo.
Parla e critica apertamente Laschi, segretario della federazione pratese di Sinistra Italiana, il presidente provinciale di Fratelli Matteo Mazzanti.
"La comunità cinese non è stata criminalizzata dal ministro Piantedosi - dice l’esponente di FdI - in occasione della sua presenza a Prato per Ferragosto, i campanelli d’allarme non sono figli di un’attività di propaganda, ma di rilievi emersi da chi sta approfondendo questioni delicate". L’allusione è alle dichiarazioni del capo della Dda di Firenze, Filippo Spiezia, in merito alle recenti indagini sui rapporti tra mafia cinese e istituzioni locali. "In un momento storico dove c’è stata sempre difficoltà ad utilizzare il termine mafia e si stanno facendo passi in avanti, da sinistra c’è invece una levata di scudi inspiegabile. Anche Enrico Rossi, non certo un politico di destra, arrivò ad ammettere che da Prato uscivano miliardi di euro verso la Cina, no milioni, miliardi, cifre enormi per un territorio come il nostro. Mica vorremo dire che sono uscite perché il nostro Stato non ha accolto o garantito l’integrazione di questo tessuto economico? Certe cose accadono perché c’è un’organizzazione che lo permette. Questo non è fare impresa, è concorrenza sleale. Per fortuna dal Governo sono arrivati strumenti di contrasto come la norma sulla strategia ’apri e chiudi’. È incredibile che in questo scenario di provi a difendere l’indifendibile".
E Mazzanti sottolinea un auspicio: "Ho letto che ciò che è diventata la comunità cinese a Prato è il risultato, tra le altre cose, dell’assenza delle istituzioni. Voglio augurarmi che Laschi abbia ragione, perché sarebbe grave se invece emergessero rapporti tra ambienti malavitosi e le istituzioni stesse, non si parlerebbe più di assenza, ma di connivenza e dopo quello che già sta sopportando Prato, sarebbe un altro duro colpo per la politica locale. Noi continueremo a denunciare il fenomeno ed a richiedere una stretta sul distretto parallelo, la concorrenza sleale non è e non sarà mai una risorsa, ma un danno irreparabile alla città".