REDAZIONE PRATO

Caos al pronto soccorso, detenuto aggredisce tre agenti: voleva accendere una sigaretta

L’uomo era stato portato in ospedale di notte per eseguire una tac. Ha dato in escandescenze quando gli hanno detto che non poteva fumare. L’allarme dei sindacati della penitenziaria: “Situazione insostenibile”

Gli agenti della polizia penitenziaria all’esterno della Dogaia durante il blitz di fine giugno disposto dalla procura

Gli agenti della polizia penitenziaria all’esterno della Dogaia durante il blitz di fine giugno disposto dalla procura

Prato, 10 settembre 2025 – Non c’è pace per il pronto soccorso ma nemmeno per il carcere della Dogaia. Questa volta a seminare il panico al Santo Stefano è stato un detenuto che era stato portato per eseguire un esame. A renderlo noto sono stati i sindacati della polizia penitenziaria, da tempo alle prese con le difficoltà che tormentano la casa circondariale di Prato.

La denuncia arriva da Francesco Oliviero, segretario per la Toscana del sindacato autonomo polizia penitenziaria: “Nella notte tra lunedì e martedì, durante il turno notturno, un detenuto è stato accompagnato al pronto soccorso per accertamenti clinici. Giunto in ospedale, i sanitari hanno disposto l’esecuzione di una tac, invitando la scorta ad attendere l’esito dell’esame. Durante l’attesa, il detenuto ha preteso di fumare una sigaretta, nonostante i divieti vigenti all’interno delle strutture ospedaliere e l’assenza di aree dedicate nelle immediate vicinanze”. Al rifiuto di potersi accendere la sigaretta, il detenuto ha dato in escandescenze, iniziando a lanciare oggetti e a minacciare il personale, fino a rifiutare ogni tipo di assistenza medica e pretendere di essere riportato in carcere.

All’uscita dall’ospedale, il detenuto ha aggredito la scorta colpendo con le manette il volto di un giovane agente, procurandogli lesioni al labbro e la rottura degli occhiali. “Solo grazie all’intervento tempestivo e alla professionalità degli altri due poliziotti presenti si è riusciti a contenere l’uomo e a farlo risalire sul mezzo per il rientro in carcere”, conclude il sindacalista.

“Ancora una volta, questo grave episodio dimostra le condizioni insostenibili in cui il personale di polizia penitenziaria di Prato è costretto ad operare”, ha denunciato il Sappe. Per il sindacato, “è necessario che le istituzioni prendano atto con urgenza di una realtà non più sostenibile, in cui la dedizione e la professionalità della polizia penitenziaria rischiano di essere vanificate da condizioni operative e organizzative che mettono a serio rischio sia la sicurezza che la dignità del personale. Qualora non venissero adottati provvedimenti risolutivi e concreti, saremo costretti ad organizzare forme di protesta più incisive”.

Per il segretario generale del Sappe, Donato Capece, “sono stati momenti di tensione e pericolo, gestiti con grande coraggio e professionalità dai poliziotti penitenziari a cui va tutta la nostra solidarietà. L’evento è stato critico perché posto in essere in un ospedale alla presenza di altri ricoverati e familiari ma è stato gestito al meglio”. Aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse ed i tentati suicidi, sono all’ordine del giorno. Capece denuncia infine “il quotidiano e sistematico ricorso alle visite mediche in ospedali e centri medici fuori dal carcere, con contestuale massiccio impiego di personale di scorta. “E’ stato un errore abolire la sanità penitenziaria e delegare tutto alle Asl”.