SILVIA BINI
Cronaca

BuzziLab, l’ira di Confindustria: "Pagina avvilente per la città. Danno enorme farlo chiudere"

L’associazione interviene dopo il pronunciamento della Corte dei conti che assolve l’ex preside e il direttore. "Le istituzioni scolastiche non hanno capito il valore del laboratorio, ormai è tardi".

Fabia Romagnoli, presidente di Confindustria Toscana Nord

Fabia Romagnoli, presidente di Confindustria Toscana Nord

Con la sentenza d’appello della Corte dei conti cala il sipario su una delle storie più dolorose e divisive della Prato recente. Sei anni di accuse, processi, indagini contabili e penali si sono dissolti in un’assoluzione piena: nessuna irregolarità nei conti, nessuna gestione opaca, nessun danno erariale. L’ex preside dell’istituto Buzzi, Erminio Serniotti, vede cancellata la condanna a pagare oltre un milione di euro, mentre per Giuseppe Bartolini, direttore del laboratorio, Paolo Borgiotti, responsabile del Reparto tecnologico, e Manuela Marradi, direttrice dei Servizi amministrativi, arriva la conferma di un’assoluzione che, per loro, era già stata pronunciata in primo grado.

La sentenza di Roma non è solo una pagina giudiziaria. È la parola fine su un caso che nel 2019 deflagrò in città, travolgendo l’attività del BuzziLab, il laboratorio di analisi conto terzi dell’istituto tecnico, eccellenza europea nel settore tessile, capace di certificare tessuti e materiali per clienti prestigiosi, con un fatturato record di 6 milioni di euro nel 2018 e oltre duemila studenti che orbitavano attorno al suo ecosistema.

Quando il nuovo preside decise di sospendere l’attività – prima due settimane, poi una chiusura che si trasformò in azzeramento – la città fu spiazzata. E Confindustria Toscana Nord, oggi come allora, non usa giri di parole.

"Con l’ultimo passaggio della Corte dei conti – scrivono oggi gli industriali – si chiude un capitolo fra i più avvilenti della storia recente di Prato: l’attività del BuzziLab era quindi legittima, non solo in sé ma anche nelle modalità con cui era condotta. E coloro che a vario titolo la conducevano, esposti alle conseguenze materiali e morali della condizione di indagati, non si erano resi colpevoli di irregolarità". Confindustria Toscana Nord non risparmia i toni duri per ricordare ciò che accadde: "È stato un macroscopico errore chiudere improvvisamente il laboratorio, bloccarlo per due settimane e poi riavviarne l’attività senza che vi fossero più le condizioni e, soprattutto, le risorse umane per svolgerla al meglio. Di più: è stato un danno enorme, le istituzioni scolastiche non avevano capito cosa il Buzzi rappresenti per Prato, non solo dal punto di vista delle sue finalità istituzionali ma anche in termini identitari e di affezione". Perché, sottolineano ancora gli industriali, "quell’atto è stato vissuto come uno schiaffo alla città, che a sua volta rappresenta per il Buzzi qualcosa di più del territorio che lo ospita: è il suo ecosistema, nel senso più pieno del termine".

Le conseguenze furono immediate e devastanti: il laboratorio perse la sua squadra, le commesse e la fiducia di chi, per anni, aveva considerato il BuzziLab un partner affidabile, "garanzia pratese" nel mondo. Non solo: "le risorse che arrivavano dall’attività del BuzziLab andavano in gran parte nel bilancio della scuola, che ne traeva benefici rilevanti, a vantaggio di tutti gli indirizzi della scuola, dal tessile a tutti gli altri".

Confindustria Toscana Nord rivendica anche un ruolo diretto nella difesa di quel patrimonio: "fummo, assieme a molte aziende socie, fra i soggetti che firmarono l’esposto per denunciare il danno che la scuola e la città avevano subito con la chiusura del BuzziLab". Oggi la vicenda si chiude dal punto di vista giudiziario, ma la ferita resta. Perché a distanza di anni, la verità è che il BuzziLab, motore di fatturato, simbolo d’innovazione e motivo di orgoglio cittadino, è stato smantellato nel momento in cui stava volando più alto. Una pagina avvilente, come la definisce Confindustria.

Silvia Bini