
L’addio al critico d’arte e collezionista Pepi nella chiesa di San Michele. Arcangelo a Crespina: "Competenza ed umiltà. L’esempio che ci lascia".
"Ripercorrendo Il percorso di Carlo nell’arte, non posso che pensare alle Beatitudini. Quando una persona si trova davanti ad un bel quadro, si dice che si bea dell’opera d’arte, ne viene appagato, quando riesce ad intercettare quello che l’artista voleva racchiudere in quel momento e trasmetterci. Ecco, io so che oggi Carlo si trova davanti all’opera d’arte più grande di tutte, credo se ne possa beare. E chissà cosa potrebbe dirci per raccontare quello che sta vedendo ora, lui che nella sua vita di opere d’arte ne ha viste, amate e comprese tantissime. O forse, come san Tommaso D’Aquino di fronte all’ineffabile bellezza di Dio, ci direbbe “tutto ciò che ho finora scritto è paglia“".
Le parole di don Marco Balatresi hanno commosso i tanti che ieri mattina, nella chiesa di San Michele Arcangelo a Crespina, si sono riuniti per rendere omaggio a Carlo Pepi, 87 anni, appassionato d’arte, critico e collezionista, cultore dei Macchiaioli considerato il massimo esperto della produzione di Amedeo Modigliani, fondatore dell’Istituzione Casa Natale Modigliani, e - tra le altre cose - direttore della sezione Falsi e Contraffazioni dell’Associazione internazionale “ArtWatch International Inc”, fondata da James Beck, storico dell’arte della Columbia University. Al funerale, oltre al sindaco di Crespina-Lorenza Davde Bacci e al suo predecessore Thomas D’Addona, presente il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo, mentre il governatore Eugenio Giani, trattenuto in Regione da altri impegni, ha inviato un messaggio alla famiglia.
Pepi amava definirsi “investigatore dell’arte”, più che critico. E lo è stato davvero. Strenuo difensore dell’arte vera da speculatori e falsari che le girano intorno. Non si è mai risparmiato in prima persona con denunce contro i falsi che vedeva del grande Modì. "Modigliani produce più da morto che da vivo", diceva con amara ironia, denunciando un mercato che sfornava più falsi che verità. Un uomo che ha dedicato la sua vita all’arte e che, come l’arte, lascia il segno e una grande eredità nello stile di vivere, con passione, competenza e umiltà. La nipote Francesca, studiosa documentalista, gli ha dedicato le parole del pittore e poeta Marcello Landi, amico di Pepi, l’altra nipote, il soprano Maria Luisa, ha intonato i canti della funzione religiosa. "Quest’uomo era scioccamente chiamato don Chisciotte – ha ricordato l’amico Massimo Lippi, pittore e scultore senese – . Non era un idealista, era un realista, che sapeva coniugare una grandissima competenza ad un’enorme umiltà. A lui dedico questi versi “Lo scricciolo è volato in cielo, resta solo il dondolio del ramo“". E un fragoroso applauso ha salutato l’uscita del feretro.