CARLO BARONI
Cronaca

Alcuni frammenti metallici e stoffa. Strage del ’44 sotto la lente del Ris

Dopo la riesumazione dei resti di una giovane donna morta sul colpo in duomo:i reperti per le indagini

I sopralluoghi degli esperti dentro il Duomo di San Miniato ove il 22 luglio 1944 persero la vita 55 civile: una nuova indagine è arrivata ad un passo cruciale

I sopralluoghi degli esperti dentro il Duomo di San Miniato ove il 22 luglio 1944 persero la vita 55 civile: una nuova indagine è arrivata ad un passo cruciale

Frammenti metallici, si apprende. E un brandello del vestito che potrebbe contenere tracce di polvere esplosiva, che portava addosso la mattina del 22 luglio 1944, quando in Duomo, Vittoria Volpini, perse la vita. Fu una delle 55 vittime della strage. Lei, come altri, morì sul colpo. Anche per questo - viene spiegato - la nuova indagine si è concentrata sui resti della giovane donna che riposa nella cappella dei frati minori, insieme alla sua famiglia e a una trentina di religiosi. Il Comitato Gori, che nel 2021 ha iniziato un percorso per ulteriori approfondimenti volti a dissipare anche gli ultimi dubbi, è convinto che nei corpi delle vittime potrebbe esserci la verità, il tassello che manca per consegnare definitivamente alla storia la responsabilità della strage.

Tiro di artiglieria tedesca, fuoco "amico" o bomba a orologeria nascosta dentro la chiesa? Subito la comunità si divise, gli storici lo faranno nei decenni a seguire. Il 13 luglio 1945 il giudice Giannattasio, che su incarico del sindaco Baglioni svolse l’inchiesta, concluse che la cattedrale era stata colpita da due granate, una tedesca e una americana, ma l’eccidio era stato "causato esclusivamente dalla granata germanica" ed era stato preordinato. Il clima da guerra fredda acuirà gli animi per decenni. Alla fine degli anni ’90, ricerche storiche e indagini balistiche portarono ad affermarsi l’altra verità. Arrivò la prova: nel diario quotidiano tenuto dagli americani, c’era la dinamica della tragedia. Uno dei tanti colpi di cannone indirizzati contro una mitragliatrice tedesca aveva colpito il duomo. Anche il Tribunale Militare della Spezia, dov’era pendente un fascicolo a carico dell’esercito tedesco, archiviò il caso. Nella comunità, però, aleggiano ancora dubbi. Da qui la scelta del Comitato Gori, che ha chiesto aiuto a Danilo Coppe, geominerario esplosivista. Il professionista ha rimesso sotto la lente la strage per "verificare quanto finora stabilito ed eventualmente rivalutare le prove". Scattarono sopralluoghi. Ma non basta. L’appello del Comitato ai familiari delle vittime affinché diano disponibilità all’esumazione dei cadaveri cade nel vuoto: molte tombe sono state già rimosse da tempo. La famiglia Volpini però è sempre nella cappella. Il 3 settembre – con tutte le autorizzazioni del caso – sono state effettuate le operazioni, "tutte verbalizzate", alla presenza di otto esperti, del Comune e di un medico legale. I reperti sono al Ris di Roma. Se fra quei resti metallici ci sarà una scheggia, si potrà risalire alla fabbricazione della bomba. Tedesca o americana. O chissà.

Carlo Baroni