CARLO BARONI
Cronaca

Addio a Pepi, critico e collezionista: "Smascherava i falsi Modigliani"

Aveva trasformato la sua residenza di Crespina in una casa museo: qui custodiva oltre 20.000 opere

Aveva trasformato la sua residenza di Crespina in una casa museo: qui custodiva oltre 20.000 opere

Aveva trasformato la sua residenza di Crespina in una casa museo: qui custodiva oltre 20.000 opere

Il suo collezionismo è stato battaglia. Carlo Pepi, si sa, divenne celebre per aver smascherato la famosa burla del 1984, con le finte sculture Modigliani gettate nei fossi di Livorno e ritenute autentiche da molti critici. La sua intuizione venne confermata quando si scoprì che erano state realizzate con un trapano da un gruppo di studenti che volevano prendersi gioco dell’ambiente accademico. Da allora Pepi è stato il più famoso "cacciatore di falsi" del sommo pittore labronico.

Carlo Pepi, venuto a mancare all’età di 88 anni, laureato in economia e libero professionista, ha dedicato la vita alla difesa del senso più autentico dell’arte. Pepi, folgorato a sei anni dalla pittura di Van Gogh, non comprava solo per passione: comprava per amore dell’arte e dell’artista. Pur autodidatta, da solo e con grande coraggio, ha sgominato stuoli di critici. Un signore, Carlo Pepi, con un garbo d’altri tempi e con una voce gentile ed energica dietro la quale si celava un amante e intenditore d’arte come pochi al mondo.

Un "Don Chisciotte dell’Arte", che fu fra i promotori della "Casa Natale" di Modigliani a Livorno e ha fatto parte degli "Archivi Legali Modigliani" per volere della figlia del pittore, Jeanne. Nel 2017, un nuovo caso: la mostra di Modigliani al Palazzo Ducale di Genova. Pepi segnalò pubblicamente il sospetto che molte delle opere in mostra fossero contraffazioni. Dalle sue parole partì un’inchiesta: un perito accertò la falsità di numerosi dipinti, la mostra fu chiusa. Ma i "casi" partiti dalle sue indicazioni sono stati molti. Il suo nome, infatti, da tempo è una leggenda, così come il tesoro che ha raccolto nella casa museo sulle colline di Crespina che tanto ha amato. Si parla di circa ventimila pezzi tra dipinti, disegni, documenti e appunti: uno scrigno dentro al quale, accanto a capolavori di Fattori, Lega, Macchiaioli ed esponenti della seconda avanguardia del Novecento, convivono anche testimonianze di artisti meno noti che Pepi riteneva meritevoli di salvezza dalla dimenticanza. Una casa museo che ha fatto parlare di Crespina nel mondo e che da tanti anni è punto di riferimento per il mondo dell’arte e degli appassionati.

Nel gennaio scorso la Regione Toscana gli ha tributato un omaggio ufficiale, conferendogli il Pegaso d’Oro, massimo riconoscimento per la cultura, e annunciando, nell’occasione, un progetto per la fondazione di un archivio pubblico dedicato alla sua collezione.

Carlo Baroni