ANDREA NANNINI
Cronaca

Ritrovati sei "maggi sacri". Canti rari di fine Ottocento

La riscoperta grazie al Centro Studi Beatrice di Pian degli Ontani. I testi che furono donati a Corsini sono contenuti in un libro ristampato .

Il momento della riconsegna dei testi alla vedova di Gianfranco Corsini

Il momento della riconsegna dei testi alla vedova di Gianfranco Corsini

Una pagina poco conosciuta, ma carica di fascino, si è rivelata grazie all’impegno del "Centro Studi Beatrice di Pian degli Ontani", durante la presentazione, domenica scorsa, di un libro, piccolo, ma ricco nel contenuto, che raccoglie sei "maggi sacri" originari della Valle del Sestaione, suonati e cantati da Maurizio Geri. Dopo i saluti di Cristiana Petrucci, cuore pulsante dell’associazione, ha preso la parola Franco Silvestri, tra i fondatori del Centro Studi, il primo ad avere tra le mani i manoscritti di valore, redatti tra il 1849 e il 1894, che Gianfranco Corsini aveva recuperato a Pian degli Ontani e che, conservandoli, li ha sottratti all’oblio. Silvestri, dopo essere riuscito a decifrare i testi autografi e dalla scrittura incerta, diede vita a una piccola pubblicazione, tirata in 31 copie, quasi tutte donate a Gianfranco Corsini. La particolarità dei 7 testi, 6 dei quali mai pubblicati, risiede nel fatto che "il maggio", chiamato anche cantamaggio o calendimaggio, che si intonava e si intona tuttora, è quasi sempre di natura laica, per festeggiare l’arrivo della bella stagione: non a caso lo si cantava il 30 aprile. Prima di sentire l’intervento del noto etnoantropologo Gian Paolo Borghi, sono stati riconsegnati alla vedova di Gianfranco Corsini i manoscritti, e offerto in dono una copia della prima edizione e una della ristampa. Su una delle canzoni che Geri ha suonato tra un intervento e l’altro, Borghi ha detto: "Immaginate che l’ha scritta un grande cantastorie, lo stesso delle Avventure di Bertoldo e Bertoldino, cioè Giulio Cesare Croce, nato nel bolognese nel 1550 e scomparso nel 1609, che in quel periodo scrisse questo pezzo preso da un libretto intitolato “I Freschi della Villa“. Come senz’altro accadeva anche nei contesti legati al Maggio delle Anime Purganti o al Maggio Lirico Sacro, sono testi importanti, che ci fanno capire anche una certa inclinazione alla religiosità popolare e un certo interesse, a prescindere dal fatto che queste immagini nascano come modifiche più o meno richieste dall’autorità ecclesiastica per provare ad addolcire certi momenti un po’ particolari, all’epoca definiti scabrosi, della recita del Maggio itinerante, dove si cantavano tante canzoni per celebrare la primavera e dove, ovviamente, non mancava il consumo di vino".

Andrea Nannini