
La manifestazione ha chiuso i battenti con un grande successo di pubblico. Le testimonianze delle donne che hanno affrontato la malattia e che hanno trovato . nella scrittura, nello sport, nella solidarietà modi costruttivi per riprogettare la vita .
Il festival storico e socio culturale ’Maresca R-esiste’ chiude i battenti dopo aver raccolto un consenso straordinario, ben oltre quello che ci si poteva attendere da una manifestazione nata da appena un anno. Una grande affluenza ha contrassegnato la prima giornata di eventi: si è discusso di welfare, salute pubblica, salvaguardia degli ospedali nelle aree montane e del ruolo delle istituzioni e delle associazioni di volontariato. Si è parlato anche di progetti che uniscono anziani e bambini, evidenziando l’importanza di prendersi cura degli anziani in modo completo e per garantire un equilibrio sociale tra generazioni, "avere cura ancor prima di dover curare". Gli operatori della Casa Famiglia "San Gregorio Magno" e della Rsa Villa Guidotti di Maresca hanno sottolineato la professionalità e l’empatia necessarie per i caregiver. Inoltre, si è discusso di progetti di cohousing per anziani autosufficienti, finalizzati a promuovere socialità e servizi, dando vita a un dibattito di grande interesse, particolarmente arricchito dagli interventi di un pubblico attentissimo.
La sera c’è stata l’inaugurazione della mostra di fotografi palestinesi "Qui resteremo", che ha messo in evidenza la situazione difficile del popolo palestinese, erano presenti Giancarlo Albori e Luca Marmo. È stato osservato un minuto di silenzio per Marah Abu Zuhri, giovane palestinese deceduta dopo essere arrivata in Italia per cure. La mostra è stata anche un tributo ad Ali Rashid, un attivista per la pace, scomparso.
Nella seconda giornata sono state protagoniste due giudici: Luciana Breggia e Jacqueline Monica Magi, che hanno discusso di giustizia e gestione dei conflitti, evidenziando l’importanza delle regole sociali e del diritto, ma anche i limiti nella risoluzione delle controversie. Con un linguaggio chiaro sono riuscite a rendere comprensibile quella parte del mondo della legge affrontato, hanno criticato la mancanza di ascolto in essere come causa principale dei conflitti e hanno sottolineato il ruolo degli interessi economici nel complicare la risoluzione pacifica.
Un successo anche la terza giornata, con protagoniste donne che hanno affrontato la malattia e che hanno trovato nella scrittura narrativa, nello sport, nella condivisione di esperienze e nella solidarietà un modo costruttivo per riprogettare la loro vita alla luce delle difficoltà incontrate: le loro impronte tracciano un percorso utile e importante per tutti. Al giro di boa della quarta giornata, la discussione si è spostata su "La tutela della montagna", ne hanno parlato Marco Breschi e Maurizio Ferrari.
È stata messa in risalto l’importanza di prendersene cura, paragonando tale cura a quella di una persona. Sono state segnalate le difficoltà economiche per chi ci vive proponendo incentivi fiscali e l’istituzione di un Assessorato alla montagna. Si è anche parlato del ruolo dei migranti nel ripopolamento delle aree montane, sottolineando il loro contributo positivo. Il quinto giorno ha dispensato emozioni pur mantenendo la qualità degli interventi a un livello altissimo, protagonista lo sciopero come strumento di lotta per i diritti, con un occhio attento al dissenso, un diritto che non sempre né dovunque è garantito. Stefano Bartolini e Lorenzo Tombelli hanno analizzato scioperi storici, collegandoli all’attualità.
L’idea di "Resistere per ri-esistere" è stata un tema centrale, affrontato da Dario Salvetti coniugando lo sciopero con il miglioramento della società. Anche l’ultimo giorno è stato prodigo di emozioni forti, con Alhassan Selmi, giornalista palestinese, e altri ospiti, che hanno esortato a fermare il genocidio in corso a Gaza e la sua occupazione illegale, sottolineando che, nonostante le difficoltà, la verità e la solidarietà devono continuare a prevalere.
Andrea Nannini