
Il presidio davanti alla ditta è proseguito ad oltranza dal 26 giugno, dopo l’aggressione subita da uno dei lavoratori
Si è conclusa l’agitazione sindacale dei Sudd Cobas alla Li Bassi Fashion group srl di via Tevere con la firma dell’accordo con l’azienda. Ottenuta dunque la trasformazione dei contratti a full time a tempo indeterminato, il pagamento della malattia dal primo giorno e i diritti sindacali. Lo hanno comunicato ieri pomeriggio gli stessi Cobas: "Si conclude anche il quindicesimo sciopero dello strike day con una vittoria. Nonostante quanto accaduto al picchetto sindacale, la vertenza si è conclusa positivamente".
Il riferimento è ai momenti di forte tensione che giovedì 26 giugno - primo giorno del picchetto dei manifestanti che non permettevano di far uscire la merce da consegnare - nel piazzale davanti alla ditta il padre del titolare, alla guida di un’auto, aveva cominciato ad avanzare verso i dimostranti seduti per terra, fino ad arrivare vicinissimo ad alcuni di loro, malgrado ci fossero i carabinieri a intimargli di fermarsi. L’uomo poi, come si vede dalle immagini, è sceso dall’auto e si è lanciato in mezzo alle persone arrivando ad alzare le mani su alcune di loro. Dunque, dopo l’accordo firmato ieri, da oggi la ditta potrà riprendere a lavorare normalmente.
La mobilitazione faceva parte degli StrikeDays iniziati a fine maggio, ossia giornate di sciopero per i diritti dei lavoratori che i Cobas organizzano presso le piccole imprese, soprattutto di confezioni, del territorio dell’area metropolitana. Il titolare della Li Bassi nei giorni scorsi aveva replicato di poter documentare la regolarità delle posizioni dei suoi sei dipendenti. Ma ieri mattina in un incontro con la stampa il portavoce dei Cobas Luca Toscano aveva ribattuto di avere le prove della posizione irregolare di due operai. "Con il picchetto vogliamo spingere i datori di lavoro a regolarizzare le posizioni dei dipendenti e garantire i loro diritti - aveva spiegato Toscano - quello che denunciamo, di cui abbiamo le prove, è lavoro "grigio", contratti di part time a 4 ore al giorno e poi i lavoratori arrivano a fare anche 10 ore, salari da fame e tutta una serie di irregolarità, oltre ai giorni di malattia non pagati. Stiamo cercando di cambiare le regole nel mondo del lavoro e anche coloro che prima erano disinteressati ora cominciano a prendere coscienza - sottolinea Luca Toscano - sostenendosi negli scioperi gli uni con gli altri. Spesso chi non aderisce è per la paura di perdere il posto, inoltre all’interno delle aziende ci sono differenze di trattamenti sulla base dell’etnia".
Daniela Gori