DAVIDE COSTA
Cronaca

Le querce per Armani. Il racconto di Mati: "Operazione delicata nel cuore di Milano"

Le enormi piante furono portate nella storica sede di via Borgonuovo. Il ricordo del vivaista: "Era agosto, ma il trasporto fu un vero incubo. Una volta posate, per collocarle in posizione facemmo come gli egizi".

Le enormi piante furono portate nella storica sede di via Borgonuovo. Il ricordo del vivaista: "Era agosto, ma il trasporto fu un vero incubo. Una volta posate, per collocarle in posizione facemmo come gli egizi".

Le enormi piante furono portate nella storica sede di via Borgonuovo. Il ricordo del vivaista: "Era agosto, ma il trasporto fu un vero incubo. Una volta posate, per collocarle in posizione facemmo come gli egizi".

di Davide CostaPISTOIAEra il 1993. Agosto. Milano doveva essere deserta, o almeno così sperava Francesco Mati. Perché sei querce piramidali da 14 metri l’una andavano trasportate e piantate in pieno centro, alla sede della Giorgio Armani in via Borgonuovo, a pochi passi dalla casa dove viveva il grande stilista, scomparso giovedì scorso. A dispetto delle previsioni, però, la città non si svuotò e quel trasporto divenne un vero e proprio incubo, risolto solo grazie alla perizia dell’autista di uno dei tre camion lunghi 13 metri.

"Tutto ebbe inizio con l’architetto paesaggista Peter Curzon - ricorda Mati - che chiese di realizzare un complesso intervento. Il lavoro sarebbe iniziato dopo un anno, nella fase conclusiva del restauro di un grande palazzo del ‘700 con corte interna e giardino fra le mura. In realtà passarono quasi tre anni prima d’iniziare i lavori e solo quando arrivammo a ridosso dell’intervento mi resi conto che spostare le sei querce cipressine, di quasi quattordici metri di altezza per 35 quintali di peso l’una, era cosa tutt’altro che semplice. Anche perché, per entrare nel giardino, gli alberi avrebbero dovuto essere sollevati sopra il muro del giardino per mezzo di un escavatore fuori sagoma da 350 quintali. Che doveva esso stesso essere trasportato in pieno centro".

"All’interno - prosegue Mati, che ha raccontato l’episodio anche nel suo libro ‘Il giardinista’ - tutto era pronto. Giovanni, il mio fidato caposquadra, imbracò le grandi piante e dette l’ok all’escavatorista. Una, due, tre e quattro, le querce piramidali volarono sopra al muro del giardino del grande stilista come se fossero piene di elio. Ma, giunte a terra, dimostrarono subito il loro peso. Dovevamo far percorrere alle piante neanche trenta metri, per collocarle su di un lato della corte rettangolare come paratia contro gli sguardi indiscreti dagli altri palazzi: avevamo studiato a tavolino cercando una soluzione a questa traslazione, poi a un fidato giardiniere, avvezzo a muovere alberi di gradi dimensioni, era venuta un’idea geniale quanto semplice: fare come gli antichi egizi".

"Ci eravamo portati dietro una piastra di acciaio di circa quattro metri quadrati e una decina di tubi innocenti con altrettanti pali di legno da usare in caso d’emergenza. L’idea era questa – spiega il noto vivaista nostrano –: una volta stesi i tubi paralleli sul terreno avremmo collocato sopra la pesante lastra d’acciaio e, facendola scivolare, si sarebbe tolto un tubo da dietro per metterlo davanti. Le querce vennero appoggiate in piedi su un pianale d’acciaio con sotto dei rulli: un piccolo escavatore trascinava l’albero gigantesco, con gli uomini che toglievano i cilindri da dietro per metterli nuovamente davanti, permettendo al monumento verde di avanzare, metro dopo metro. L’architetto paesaggista fumava una sigaretta dietro l’altra, ma a sera l’operazione era riuscita e potemmo tirare un sospiro di sollievo".