
Il campo di via Branaccia, alla Ferruccia di Agliana, dove martedì 22 luglio è stato ritrovato il corpo di Salvatore Blandino
Ucciso a coltellate. Salvatore Blandino, sarebbe caduto senza scampo sotto i colpi che gli sarebbero stati inferti, con violenza e con ferocia, con un coltello che, al momento, non sarebbe ancora stato trovato. Questa la terribile circostanza che sarebbe emersa nella tarda serata di ieri, dopo la lunga autopsia eseguita all’istituto di medicina legale di Careggi. Sono due i quesiti a cui il medico legale incaricato dalla Procura della Repubblica di Pistoia è chiamato a rispondere per chiarire la causa della morte dell’uomo di settant’anni, scomparso dalla sua casa di Quarrata il 23 giugno scorso e ritrovato martedì 22 luglio, sepolto in un campo di via Branaccia, alla Ferruccia di Agliana. La Procura chiede dunque di conoscere le cause della morte e di accertare, attraverso il confronto del Dna, se il corpo sia proprio quello di Salvatore Blandino. Per questo, nella giornata di ieri, sono stati eseguiti tre accertamenti: i resti dell’uomo, che erano stati chiusi in un sacco di plastica e compromessi dal lungo periodo in cui sono rimasti sepolti, sono stati esaminati attraverso una tac che doveva evidenziare la natura e la localizzazione delle lesioni. E’ stata quindi effettuata l’autopsia e sono stati infine prelevati i campioni di tessuti destinati al riscontro genetico che dirà con certezza se quei resti appartengono a Salvatore Blandino.
I consulenti del pubblico ministero si sono riservati un periodo di tempo prima di consegnare la loro relazione. Raggiunto dal fermo di indiziato di delitto e condotto in carcere, c’è il figlio di Salvatore Blandino, Giuseppe, 42 anni, che lavorava come fabbro in un capannone che si trova in prossimità del campo in cui il corpo del padre è stato ritrovato. Ieri mattina si è svolta l’udienza di convalida del fermo. Giuseppe Blandino è stato interrogato nel carcere di Santa Caterina dal giudice per le indagini preliminari Patrizia Martucci e dal magistrato inquirente, sostituto procuratore Chiara Contesini. L’indagato è difeso dall’avvocato Enrico Giuntini del foro di Prato. Giuseppe Blandino si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre il suo difensore si è opposto alle richieste del pubblico ministero: sia alla convalida del fermo che alla misura cautelare, ritenendo insussistenti sia il pericolo di fuga che il rischio di inquinamento delle prove. Il giudice si è riservato la decisione, che potrebbe arrivare nelle prossime ore. Da quanto apprendiamo il fascicolo su questo tragico delitto è corposo e le indagini dei carabinieri sono ancora in corso. Giuseppe Blandino era stato condotto nella casera di Quarrata la sera stessa del ritrovamento dei resti. In casa del padre gli investigatori avevano rilevato schizzi di sangue mentre i familiari hanno parlato di continui litigi legati alla richiesta di soldi da parte del figlio al padre.
l.a.