
Il secondo trimestre 2025 segna per Pistoia una flessione del 4,1% rispetto allo stesso periodo del 2024
Un quadro che mostra un segno meno quello della produzione industriale nel secondo trimestre, in un anno segnato da crisi e cambiamenti importanti. Un anno segnato dal traumatico annuncio di un aumento molto consistente dei dazi Usa: le dichiarazioni del presidente Trump sono del 2 aprile e le evoluzioni delle sue posizioni, particolarmente oscillanti e talvolta contraddittorie, hanno prodotto da un lato effetti destabilizzanti, dall’altro, almeno per alcuni settori, una corsa ad anticipare ordinativi per effettuare le importazioni prima dell’entrata in vigore – anch’essa variata nel tempo – del nuovo regime. Effetti indiretti sono stati generati anche dai timori di un rallentamento dell’economia mondiale, con i prezzi dei prodotti energetici e delle materie prime che sono rimasti su livelli moderati.
Un ruolo importante è stato giocato, con conseguenze tuttora in atto, dall’apprezzamento dell’euro sul dollaro: +13% dall’inizio dell’anno alla fine di giugno. Una situazione valutaria, quindi, che ostacola l’export europeo verso gli Stati Uniti, mercato da sempre strategico.
"Nel secondo trimestre di quest’anno le nostre imprese si sono trovate a operare in un contesto peculiare, ben lontano da quel clima di stabilità che sarebbe sempre auspicabile per favorire la fiducia, gli investimenti, i consumi e quindi la produzione", spiega la presidente di Confindustria Toscana Nord Fabia Romagnoli. Come si presenta la situazione per i comparti del pistoiese? "Flette in maniera consistente, e comunque maggiore rispetto al resto dell’area la produzione industriale a Pistoia, che segna -4,1% rispetto allo stesso periodo del 2024 - spiega il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Massimo Capecchi -. Il dato è la risultanza di prestazioni piuttosto diversificate per i diversi settori. Portano il segno meno materiali, chimica e plastica (-6,3%), tessile (-6,8%), cuoio e calzature (-12,4%), mobile (-3,2%); è continuata la discesa già registrata dalla metalmeccanica, che dopo un anno di rallentamento finisce anch’essa nel quadrante negativo (-3,8%); tiene il comparto alimentari (+0,6%), mentre sono positive l’abbigliamento/maglieria (+4,3%) e la carta (+5,1%)".
"Dal punto di vista generale, l’industria pistoiese entra in un periodo che si annuncia difficilissimo anche a causa della vicenda dei dazi Usa: siamo in una posizione di vulnerabilità per l’esposizione verso quel mercato, che rappresenta per Pistoia il 6,4% del totale delle esportazioni per un valore di 114 milioni di euro – aggiunge –. La delicatezza della situazione emerge chiaramente se si considera ad esempio che tre settori importanti del pistoiese (alimentari, calzature e, con le specifiche del caso, macchinari e apparecchi) il mercato statunitense rappresenta addirittura il primo sbocco commerciale. I dati emersi dalla rilevazione segnalano delle criticità: preoccupa in particolare che settori tradizionalmente solidi come la metalmeccanica e la chimica-plastica non siano riusciti a superare la soglia del segno positivo".
"Sarà importante che la politica regionale supporti questa provincia, non abbastanza considerata dagli interventi a sostegno dell’economia industriale – aggiunge Capecchi – . Ci aspettiamo inoltre che il governo nazionale ponga in atto ogni tipo di politica industriale utile a favorire la tenuta del tessuto produttivo".