
Il settore calzaturiero con i primi dati del 2025 denota ancora un quadro di complessiva difficoltà a intercettare la ripresa: si sono mercati strategici che presentano ancora rallentamenti significativi per il comparto
Un quadro complicato. Nel quale la crisi si fa sentire. Il settore calzaturiero (fondamentale per il Valdarno) archivia un primo trimestre 2025, con indicatori che confermano una fase complessa. A dirlo, i dati elaborati dall’ultimo report del Centro Studi Confindustria Accessori Moda illustrati nel corso dell’assemblea annuale di Assocalzaturifici, l’associazione che rappresenta a livello nazionale le imprese a carattere industriale che operano nel settore della produzione delle calzature. "Non si registrano miglioramenti significativi nel panorama economico e geopolitico internazionale, segnali di tenuta ma ancora tiepida la ripresa", evidenzia Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici. In questi primi tre mesi dell’anno, il comparto ha registrato una flessione del fatturato del -7%, ma l’export, registra con cautela un segno positivo del +2,5% in quantità, contenendo la frenata un -4,1% in valore. I consumi delle famiglie sono in linea con l’inflazione (-1,2% in spesa e -2,1% in quantità) dovuta all’aumento dei costi energetici.
La congiuntura poco positiva conferma un saldo stabile nella demografia delle imprese (-0,6% fine dicembre scorso) e nei livelli occupazionali dello -0,8%. Analizzando il dettaglio territoriale, tra le prime cinque regioni esportatrici la Lombardia, si conferma in cima alla graduatoria, denota un segno positivo nelle vendite estere (+5,9%) mentre il Veneto (-10,6%) e Toscana (-20,1%, con -24% per Firenze) evidenziano criticità. Segnano un forte rallentamento tutti i principali sbocchi del Far East: la Cina cede il -17,9% in volume (-27,5% in valore); Hong Kong il -14,3%; la Sud Corea il -18,1%; il Giappone il -33,5% (con un -13,6% in valore). Arretramenti del -8,5% in valore per la Russia e del -4,2% per l’Ucraina. Gli Stati Uniti, pur tenendo in valore (+2,2%) cala nei volumi (-10,6%), a causa delle politiche commerciali e dalla svalutazione lieve del dollaro. Nella Ue spicca il recupero della Germania (+15,5% in valore e +17% in paia), che lo scorso anno però nel primo trimestre aveva sperimentato cali superiori al -10%, e si consolida in quantità (+4,6%) l’export verso la Francia (in cui sono compresi anche i flussi di rientro dei beni che le griffe l’Oltralpe fanno realizzare in Italia). Indicatori, nel complesso, che parlano di fase ancora molto difficile.
C. B.