GIACOMO BINI
Cronaca

"Celle fu il mio colpo di fulmine". Recuperati gli scritti di De Marinis

Il celebre collezionista fu proprietario della villa di Santomato prima che venisse acquistata da Gori

Oggi vengono messi all’asta alla Casa d’Aste Gonnelli di Firenze una serie di oggetti (arredi, monete, gioielli, orologi, argenti) che sono appartenuti a Tammaro De Marinis, il celebre bibliofilo e collezionista, che fu proprietario della villa di Celle di Santomato per quattro decenni, prima che venisse acquistata, nel 1970, da Giuliano Gori e trasformata dal mecenate pratese in una delle collezioni di arte ambientale più importanti al mondo. Gli oggetti posti all’incanto oggi provengono, secondo il comunicato della casa d’aste, da villa Montalto a Firenze e villa di Celle a Pistoia, entrambe residenze di proprietà del grande bibliofilo.

Nei mesi scorsi, sempre presso Gonnelli, sono stati posti in vendita anche dei manoscritti appartenuti a De Marinis alcuni dei quali, di straordinario interesse, sono stati acquistati dai figli di Giuliano Gori, perché li hanno ritenuti molto rilevanti per documentare la storia della villa di Celle. Si tratta innanzitutto di tre testi di Benedetto Croce con annotazioni autografe e di trenta cartoline e due biglietti di visita che il filosofo inviò all’amico De Marinis.

Benedetto Croce fu ospite spesso alla villa di Celle dove Tammaro De Marinis era solito dimorare con la moglie Clelia Zucchini per lunghi periodi dell’anno. Dal carteggio tra Croce e De Marinis, edito dal Mulino a cura di Giancarlo Petrella, emerge chiaramente come il legame tra i due amici si estendesse anche alle famiglie, tanto che le figlie di Croce furono anch’esse ospiti dei De Marinis.

Del resto la villa di Celle fu un centro di cultura dove andarono a trovare De Marinis molte personalità della cultura italiana e internazionale tra le quali lo storico dell’arte Bernard Berenson. Un altro documento importante acquistato dalla famiglia Gori e riguardante la storia di Celle è un manoscritto del 1870 contenente disposizioni testamentarie, relative anche a Celle, del nobile inglese Lord Richard Westbury. Il documento, acquisito dai Gori, sarà oggetto di studi specialistici che ne potranno accertare il ruolo nella storia dei passaggi di proprietà della tenuta di Santomato.

Che Tammaro De Marinis, noto come "il principe dei bibliofili" originario di Napoli, ma fiorentino di adozione, avesse una particolare predilezione per la villa di Celle risulta da una sua lettera a Ugo Ojetti del 1930: "Debbo dire che per Celle feci dei veri sacrifici – scrive De Marinis – e che sono innamoratissimo di quel posto oltre ogni dire. Fu un vero Coup de foudre, così che non pensai al resto". L’acquisto della villa, dalle figlie dell’antiquario Elia Volpi, avvenne nel 1929 " a cancello chiuso", cioè con tutto ciò che conteneva, e costò un milione e 350mila lire di allora.

La villa di Celle fu la residenza prediletta di Tammaro e di donna Clelia che vi si rifugiarono durante la guerra e vi trascorsero sempre molti mesi ogni anno fino alla morte di De Marinis nel 1969. Durante la loro permanenza a Celle realizzarono nella villa anche diversi interventi di ammodernamento avvalendosi dell’architetto lombardo Tomaso Buzzi.

Giuliano Gori ebbe modo di conoscere la villa di Celle quando ancora apparteneva ai De Marinis. "Ero rimasto molto legato alla vedova donna Clelia – raccontò Giuliano in una intervista di qualche anno fa – che decise di venderla proprio a me: è stata un’emozione incredibile. Nella Pasqua del 1970 portai a celle la mia famiglia con la previsione di starci pochi giorni, ma non ci spostammo più e tutto quel che avevamo a Prato, compresa la collezione di opere, ci raggiunse nella villa".

Così anche per Giuliano Gori come per Tammaro De Marinis l’incontro con Celle fu un colpo di fulmine e fece nascere un amore, per la villa e per il parco, che anche per Giuliano è durato fino alla morte avvenuta nel 2024.

Giacomo Bini